Ogni Papa ha i suoi uomini di fiducia, quelli che possono sussurrargli all'orecchio. Li avevano anche San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI: inutile stupirsi per la "corte" di Francesco. In questo caso, però, può sorprendere il fatto che i tradizionalisti lamentino mancanza di collegialità, oltre che di rappresentanza, negli organi ufficiali della Santa Sede, ma è vero?
Si tratta di una novità sostanziale, in caso, che si declina anche nelle procedure. Per esempio il "fronte conservatore" segnala come Jorge Mario Bergoglio abbia abbandonato la pratica delle "terne": i tre nomi che venivano presentati per individuare una persona giusta, secondo il vescovo di Roma, per un incarico. Francesco li sceglierebbe e basta, senza troppi arzigogoli formali. Anche questa prassi farebbe parte della "rivoluzione" del primo Papa gesuita della storia, che seleziona non in base alla diocesi di provenienza, ma per le qualità pastorali del "candidato". Non senza effetti: Milano, per dirne una delle tante, non ha espresso un nuovo cardinale durante questo regno pontificio. Discorso identico per Parigi e per Venezia. E di porporati francesi ed italiani peraltro ce ne sono sempre meno. Un successore di Pietro, dunque, che non guarderebbe troppo alla tradizione. E una rivoluzione che, attendendo la pubblicazione della nuova Costituzione apostolica, interessa giocoforza pure la Curia di Roma. Quella degli "scandali vaticani".
Intanto tira aria di nuovo Concistoro, un altro appuntamento per creare cardinali, all'interno di un'assemblea cardinalizia che è già a maggioranza "bergogliana". Non che Bergoglio voglia assicurare alla Chiesa cattolica un successore che la pensa come lui. Quello semmai è un effetto indiretto dei numeri, che comunque hanno un peso specifico importante. Certo, tra chi occupa posti decisivi nelle Congregazioni o nelle Accademie Pontificie, non dimorano troppi esponenti della cosiddetta "destra ecclesiastica", sempre che questa definizione giornalistica abbia un corrispettivo nella realtà. Non c'è più il cardinale Gherard Ludwig Mueller, ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, cui non è stato rinnovato l'incarico dopo il primo quinquennio. E non c'è neppure più il cardinal Raymond Leo Burke, critico di Amoris Laetita, sollevatore dei "dubia" assieme a qualche altro suo "collega" ed ormai ex membro della Congregazione per i vescovi. Facciamo qualche altro esempio concreto.
Il cardinal Rainer Maria Woelki è un oppositore del "Sinodo tedesco". L'evento biennale tramite cui l'episcopato teutonico, che è stato capeggiato fino a poco fa dal cardinale pro Ong e pro migranti Reinhard Marx, vorrebbe apportare delle modifiche alla dottrina ed all'organizzazione interna della vita ecclesiastica. Bene, il cardinal Woelki non è un prefetto della Santa Sede, non guida insomma una Congregazione. Il progressista Marx, invece, fa parte del C9, il consiglio ristretto dei cardinali che Francesco ha voluto per riformare la Curia. Ma il cardinal Robert Sarah, conservatore per antonomasia, guida la Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti, si potrebbe rispondere. Dal "fronte tradizionale" sono pronti ad affermare che Sarah è stato "esautorato". E certo le recenti vicende attorno al libro scritto a quattro mani con Joseph Ratzinger per ribadire la contrarietà all'abolizione del celibato - "Dal profondo del nostro cuore" - suggeriscono almeno che ci sia qualche differenza di visione tra il porporato africano ed altre alte gerarchie. Quindi da chi è composta questa "corte" di papa Francesco?
Pell "contro" Becciu
Il cardinal Angelo Becciu ha perso i suoi diritti. Per via di uno "scandalo Vaticano", che è ancora tutto da dimostrare. Becciu - dicono i conservatori - faceva parte della "corte" di Bergoglio. Era insomma un "bergogliano". Gli scandali, per antonomasia, sono "materia riservata". O almeno lo erano finché la spinta rivoluzionaria di papa Francesco - quella che per i tradizionalisti è inesistente - ha iniziato a "scoperchiare" la "pentola" dall'interno. Come lo stesso pontefice ha rivendicato in relazione alla gestione dell'Obolo di San Pietro. Tuttavia le "materie riservate" continuano ad esistere, tanto che Jorge Mario Bergoglio ha nominato i membri della commissione deputata a trattarne, con un accento particolare sugli appalti. "Il ritorno di Pell - dice una fonte anonima - mi dà speranza". Come mai?
Il cardinale George Pell è l'uomo che Bergoglio aveva scelto per la Segreteria per l'Economia, l'ecclesiastico deputato alla battaglia per la trasparenza dei conti. Poi un'accusa di abusi partita dall'Australia ha costretto il porporato ad abbandonare l'incarico, concentrandosi sul processo e finendo persino in prigione. Pell è stato scagionato del tutto dopo i tre gradi. E in questi giorni è balzata agli onori delle cronache una notizia secondo cui dalla Segreteria di Stato - quella di cui Becciu era sostituto - sarebbero partiti assegni in favore degli accusatori del cardinale australiano. Pell - ce lo hanno segnalato in parecchi - aveva pensato di operare in un certo modo sulle "finanze vaticane", mentre Becciu avrebbe stoppato qualche iniziativa. Ecco perché "il ritorno di Pell", nel senso del ritorno a Roma, dà "speranza" al "fronte conservatore". Si dice pure che il nuovo codice per gli appalti e per i contratti approvato dalla Santa Sede sia basato sulle idee dell'alto ecclesiastico oceanico. Se c'è stata una battaglia, insomma, c'è stato pure un inaspettato vincitore. Con un "però": oggi Pell non ricopre più incarichi in Vaticano.
La commissione per le "materie riservate"
Ad un certo punto di questa vicenda, l'ex arcivescovo di Buenos Aires ha optato per una mossa: l'istituzione di una commissione per le "materie riservate". Può servire ad evitare che altri scandali fuoriescano? No, la ratio sembra essere un'altra, ossia quella di scongiurare che altri "casi Becciu" possano prendere piede all'ombra di piazza San Pietro. Come premesso, nell'elenco dei membri di questa nuova istituzione non figura il cardinale Pell. C'è, invece, il nome dell'ex segretario generale della Cei, ora all'Apsa, monsignor Nunzio Galantino. Un consacrato divenuto noto pure per via delle posizioni contrarie a quelle dei sovranisti in materia di gestione dei fenomeni migratori. Anche in questa circostanza, dunque, può essere rimarcato come papa Francesco abbia scelto per lo più uomini appartenenti alla "sinistra ecclesiastica? Pell, per capirci, è considerato un conservatore. Vediamo chi sono i nuovi "guardiani della rivoluzione".
Durante un pomeriggio d'inizio ottobre, ci arriva una mail da chi, memore del fatto che stessimo cercando di capire com'era fatta la "corte" del Papa, ci segnala questo: "Nomina dei Membri della Commissione di Materie Riservate Il Santo Padre in data 29 settembre 2020 ha nominato Presidente della Commissione di Materie Riservate il Card. Kevin Farrell e Segretario S.E. Mons. Filippo Iannone. Sono stati altresì nominati Membri di detta Commissione S.E. Mons. Fernando Vérgez Alzaga, S.E. Mons. Nunzio Galantino ed il Rev. P. Juan Antonio Guerrero". Galantino e gli altri, appunto.
Ora, il nome del cardinale Farrell è già conosciuto: il porporato è un prefetto della Santa Sede. Farrell si occupa del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita. Viene "accusato" da destra, dunque, di aver posto le basi per certo "pendio scivoloso" in materia bioetica, ma non solo. Farrell, che è pure il camerlengo della Chiesa cattolica, viene associato, sempre da destra, a quel filotto correntizio di cui farebbero parte il cardinal Donald Wuerl, il cardinale Joseph Tobin, ma soprattutto l'ex cardinale Theodore McCarrick, nel frattempo è stato accusato di nuovo in patria per un presunto "schema predatorio". Ci si ricorderà di come e perché "Zio Ted" sia stato scardinalato da Bergoglio: abusi. Ecco, quel gruppo di porporati americani (Farrell è nato a Dublino, ma è naturalizzato americano) avrebbe avuto un ruolo decisivo per far sì che Francesco sedesse sul soglio di Pietro. Questo raccontano certi retroscenisti di quel Conclave. E Farrell ha consacrato come vescovo monsignor Fernando Vérgez Alzaga. Juan Antonio Guerrero è un gesuita che Francesco ha individuato per il vertice per la Segreteria per l'Economia dopo la necessaria "rimozione" di Pell, mentre monsignor Filippo Iannone, napoletano d'origine ma con un trascorso in prossimità della Ciociaria, sarà il segretario della Commissione.
Farrell e l'appartamente condiviso con "Zio Ted"
Il camerlengo viene chiamato in causa in caso di sede vacante, ma ha anche un ruolo ammnistrativo. Farrell, per la narrativa tradizionalista, è un progressista. E in quanto tale - basta cercare sul web - andrebbe criticato. Non solo per le sue posizioni però.
Leggiamo per esempio cosa si apprende da Stilum Curiae, blog gestito dal vaticanista Marco Tosatti, leggendo un articolo che risale all'agosto del 2018: "Ci sono dei fatti veri e propri, fatti angoscianti di cui i media americani discutono da giorni - fa presente "Super Ex", cha ha tutta l'aria di essere uno pseudonimo - , che in Italia sono stati magistralmente riassunti dal giornalista cattolico Riccardo Cascioli". Viene allora citata l'analisi di Cascioli:“Farrell è stato per sei anni vicario generale di McCarrick a Washington (..., ndr), ci ha vissuto fianco a fianco (nello stesso appartamento, per volere di McCarrik, ndr) quando i seminaristi venivano insidiati dal porporato; e lo stesso McCarrick ha lanciato Farrell nella carriera ecclesiastica. Oggi Farrell dice di non aver mai sospettato di nulla né mai nessuno gli ha riferito di lamentele o chiacchiere intorno all’arcivescovo. Viste le dimensioni dei misfatti di McCarrick e le voci che si inseguivano da anni, la versione del cardinale Farrell ha dell’incredibile. Ci sono solo due possibilità - conclude l'autore della riflessione -, : o mente spudoratamente in quanto complice di McCarrick o è talmente fuori dalla realtà di non accorgersi di quanto accade sotto i suoi occhi". Theodore McCarrick ora vive una vita di preghiera e penitenza. Bergoglio lo ha privato della porpora, dopo il riconoscimento canonico di abusi commessi ai danni di seminaristi. Kevin Farrell avrebbe abitato con l'ex cardinale, ma non si sarebbe mai accorto di nulla.
Quelli che contano davvero in Vaticano
Una fonte viene in nostro soccorso per comprendere chi conti oggi nella "corte" del Papa: "Certamente i grandi pupari sono Maradiaga (cardinale honduregno e membro del C9, ndr) e Marx (di cui abbiamo già parlato, ndr); Spadaro (direttore della storica rivista dei Gesuiti, La Civiltà Cattolica, ndr) gli fa da spin doctor per la comunicazione; oltre che per l'Italia, dove mette bocca anche Dario Viganò; oltre naturalmente a Sant'Egidio...".
Sono alti ecclesiastici che, sin dal Conclave in cui Bergoglio è stato eletto, possono vantare vicinanza con Francesco e con la sua pastorale. Questo per completezza di una quadro che racconta di una vera e propria "blindatura" dell'ex arcivescovo di Buenos Aires attorno ai suoi uomini più fidati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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