La crisi ammazza ancora

Un artigiano edile si impicca nel suo magazzino a Bosa, in Sardegna. Senza lavoro da qualche tempo, con moglie e figli, non riusciva ad arrivare a fine mese. Alla famiglia soltanto un bigliettino: "Scusatemi, ma forse non è solo colpa mia"

La crisi ammazza ancora

È uno stillicidio continuo. Un elenco che continua ad essere aggiornato, con i nomi e le facce delle vittime della recessione, spinte a compiere un gesto estremo dalla difficoltà di arrivare a fine mese, dall'impossibilità di mantenersi e di mantenere la famiglia in tempo di crisi economica.

La listi dei suicidi per colpa della crisi è sempre più lunga. Monti ha un bel dire che ancora non siamo ai livelli della Grecia, ancora non siamo arrivati a quota 1725 persone sconfitte dall'impossibilità di andare avanti. Il numero dei suicidi e dei tentati suicidi fa comunque spavento. Basta qualche dato, qualche esempio, a rendersene conto.

27 febbraio: prestito negato a un imprenditore edile. Cerca di darsi fuoco fuori dalla banca. 9 marzo: falegname 60enne si uccide, anche per motivi economici. 15 marzo: donna 37enne in ospedale. Ha ingerito liquido per sgorgare gli scarichi nel tentativo di uccidersi. E ancora 20 marzo: 53enne in difficoltà economiche viene trovato impiccato vicino a casa. 29 marzo: operaio edile si dà fuoco davanti al municipio a Verona. È senza stipendio da quattro mesi. Poi un corniciaio di Centocelle impiccato. Stessa sorte per un artigiano edile a Savona. E per  un imprenditore agricolo del ragusano.

L'ultima vittima oggi in Sardegna. A Bosa, in provincia di Oristano. Giovanni Nurchi, artigiano edile 52enne, decide di togliersi la vita. Ha moglie, tre figli. Ha perso il lavoro e chiesto aiuto a tutti per poter mantenere la famiglia. Persino al sindaco del suo paese. Due giorni fa è uscito di casa, disperato. È stato trovato soltanto oggi dal cognato, nel suo magazzino, appeso con una corda al collo.

Una storia, quella dell'artigiano, che inizia con una crisi economica, con il lavoro che non c'è

più. Con la fatica che si fa sentire. E finisce con un 52enne con moglie e figli, che si lascia andare alla disperazione e si uccide, lasciando un appunto per chi lo troverà: "Scusatemi, ma forse non è solo colpa mia".

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