Denunciò l'ex violento: ora lui verrà rilasciato e ha giurato di ucciderla

Cinque anni fa l'ex compagno di Lidia Vivoli è stato condannato per averla picchiata a sangue, ora sta per essere scarcerato. Lei è terrorizzata: "Mi ha detto in faccia che appena fuori me la farà pagare. Temo che possa uccidermi"

Denunciò l'ex violento: ora lui verrà rilasciato e ha giurato di ucciderla

Condannato a 4 anni e 6 mesi per tentato omicidio e sequestro di persona, l'ex compagno di Lidia Vivoli sta per uscire di prigione e ha giurato di vendicarsi della donna che l'ha denunciato.

Quello di Lidia Vivoli, 45enne palermitana, ex hostess di Wind Jet, è un femminicidio mancato. Il 25 giugno 2012, il suo compagno di allora l'ha quasi uccisa, ma se l'é cavata con una condanna piuttosto lieve, considerata la gravità delle accuse, grazie al patteggiamento. È lei stessa che racconta al Corriere della Sera cosa successe quella terribile notte.

"Un femminicidio mancato. Da tempo tra noi c’erano problemi. Era gelosissimo, ogni appuntamento pensava che celasse un tradimento. Poi non lavorava e praticamente ero io a mantenerlo. Quella notte, dopo l’ennesima discussione, andò in bagno e qualche minuto dopo tornò con una padella di ghisa. Cominciò a colpirmi fino a rompermela in testa. Poi afferrò le forbici e mi colpì al ventre e alla coscia. Lottai, cercai di resistere, ma lui mi tenne immobilizzata per tre ore. Mi liberò solo con la promessa che non lo avrei denunciato".

Invece Lidia trova il coraggio di andare dai carabinieri e di raccontare tutte le violenze subite. Ma la denuncia non è sufficiente per liberarsi di quell'incubo. "Cinque mesi dopo l’arresto ottenne i domiciliari - ricorda la donna - cominciò a mandarmi messaggi su Facebook. Un giorno me lo ritrovai davanti. Mi disse che voleva tornare con me, che lo stavo rovinando, che me l’avrebbe fatta pagare".

L'uomo torna dietro le sbarre per avere evaso i domiciari, ma ormai la sua pena sta per scadere. E l'ex hostess è terrorizzata all'idea che lui torni a cercarla per ucciderla. "Me l’ha giurata. Lui non si rassegna, non si è mai rassegnato. Mi ha detto in faccia che appena fuori me la farà pagare. Temo che possa uccidermi", è l'appello angosciato della donna.

Lei vive nel Palermitano, a Bagheria, lui a Terrasini ad appena 50 chilometri di distanza. Ora la 45enne si è ricostruita una vita: ha un nuovo compagno e due gemelli di un anno. In questi anni è sempre stata in prima linea a denunciare le violenze sulle donne, ha tenuto convegni e incontri nelle scuole per sensibilizzare i giovani sul tema. Ora che il suo aguzzino sta per essere rilasciato, però, si sente abbandonata dallo Stato: "nessuno si preoccupa di noi".

Lidia non sa nemmeno in che giorno esatto l'ex compagno verrà rimesso in libertà ed è costretta a cercare di calcolarlo da sola. "Visto che le vittime non hanno diritto nemmeno a sapere quando esce il proprio aguzzino, dobbiamo essere noi a fare i conteggi - si lamenta la donna - Lui è stato condannato a 4 anni e 6 mesi e la sua pena teoricamente finisce a novembre. Considerando però i premi di 45 giorni ogni sei mesi e una probabile penalizzazione per una evasione dai domiciliari, prevedo che torni libero tra maggio e luglio".

Un'attesa angosciante, una tortura per la sopravvissuta a tanto orrore: "Più si avvicina quel momento, più cresce l’angoscia. Appeno mangio qualcosa vado subito a vomitare, la notte mi sveglio in continuazione, ho le palpitazioni al minino rumore. Sono terrorizzata soprattutto per i miei bambini".

Lidia ha chiesto aiuto e protezione alle istituzioni, ma le risposte che ha ricevuto l'hanno lasciata sconsolata. "I carabinieri mi hanno detto: “Se lo dovesse vedere ci avvisi tempestivamente”. Ma le pare normale? Ci vorrebbe una legge che equipari la nostra situazione a quella delle vittime di mafia e terrorismo" si indigna la 45enne che vorrebbe solo "garantita una vita normale a noi e alle nostre famiglie". "Non debbo essere io a scappare dalla Sicilia, piuttosto allontanino lui - chiede la donna - E invece non gli mettono neanche un braccialetto elettronico per capire quando sono in pericolo".

"Dopo una violenza per noi e le nostre famiglie tutto diventa difficile, dovremmo sentirci tutelate e invece veniamo abbandonate. Ricevo tanti messaggi di donne che per questo hanno paura a denunciare"- ammonisce Lidia.

La conclusione è quella di una donna che si sente già una potenziale vittima prima che accada l’irreparabile: "Se domani lui mi ammazza non cambierà nulla. Nessuno si preoccuperà della mia famiglia, degli orfani. Qualche articolo sui giornali, dichiarazioni di circostanza e poi tutto come prima".

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