In qualche chiesa, forse per far abituare i fedeli, è già in uso il nuovo Messale, ma la data individuata per l'entrata in vigore delle novità è il prossimo 29 novembre. Per i tradizionalisti si tratta di un'ennesima svolta destinata ad accontentare il politicamente corretto, ma in tema di Padre Nostro, ad esempio, pure Joseph Ratzinger era concorde sulla necessità di una modifica che rispettasse tanto la dottrina quanto la filologia. Del resto come può essere Dio a "indurre in tentazione"? Gli alti ecclesiastici se lo sono domandati pure durante il pontificato precedente a questo.
Papa Francesco era stato chiaro: "Sono io a cadere, non è Lui che mi butta nella tentazione per poi vedere come sono caduto. Un padre non fa questo, aiuta ad alzarsi subito. Chi ci induce in tentazione è Satana, è questo il mestiere di Satana", aveva affermato il pontefice argentino due anni fa, lasciando intendere che qualcosa sarebbe cambiato. E così sarà a partire dalla fine del mese corrente. Sino a questo momento, era stata utilizzata un'interpretazione teologica di questo tipo: è Dio a "indurre in tentazione" nella misura in cui concede a Satana di agire. Ma per questo pontificato non basta: bisogna essere coerenti con la dottrina, e allora ecco spiegato il cambiamento che porterà i fedeli a pronunciare queste parole: "Non abbandonarci più alla tentazione". Questa non sarà però l'unica novità. Tra chi parla di abusi liturgici per via dell'estensione del numero dei canti della celebrazione e chi invece non intravede poi un gran pericolo, la Chiesa cattolica si prepara al periodo d'Avvento, guardando al Messale che Jorge Mario Bergoglio ha approvato qualche mese fa.
Anche altre norme, quelle riguardanti il Gloria ed il Confesso a Dio, sono state ripensate. Niente più riferimento agli "uomini di buona volontà" nella prima preghiera, bensì un rimando alla"pace in terra agli uomini, amati dal Signore". Anche qui la discussione teologica sarebbe vasta. Un po' come nel caso del pro multis della remissione dei peccati durante la Consacrazione che tuttavia non è stato toccato, nonostante Ratzinger avesse ventilato un cambiamento. La Conferenza episcopale italiana - come ripercorso dall'Adnkronos - aveva presentato il lavoro completo al pontefice argentino nel corso della passata estate: "Ricevendo in udienza una delegazione che ha lavorato alla pubblicazione del volume, guidata dal Presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, papa Francesco - avevano spiegato i vescovi italiani -ha ringraziato per il dono ricevuto, sottolineando l’importanza del lavoro svolto e la continuità nell’applicazione del Concilio". Il cardinal Gualtiero Bassetti, presidente dell'episcopato italiano, ha da poco contratto il Covid-19, ma le sue condizioni dovrebbero essere in miglioramento, dopo un ricovero in terapia intensiva.
Il Papa continua dunque a realizzare in pieno il Concilio Vaticano II. Un atteggiamento che - com'è noto - non soddisfa le aspettative del "fronte tradizionale", che si divide a sua volta tra critici e non critici di quello storico appuntamento. Insomma nel nuovo Messale di Francesco, rispetto a Benedetto XVI, non risiedono rivoluzioni. E quel al netto delle rimostranze che sono già arrivate e che, qualunque sia l'orientamento impresso dalle nuove norme, continueranno ad arrivare.
Forse la novità meno sostanziale ma più tangibile dal punto di vista culturale riguarda l'introduzione di "Fratelli e Sorelle" in principio di formula penitenziale. Qualche critica da parte progressista è arrivata persino in relazione all'ultima enciclica dell'ex arcivescovo di Buenos Aires. L'ultimo testo del Papa si intitola "Fratelli tutti", e secondo qualcuno il pontefice si sarebbe dimenticato delle "Sorelle".
Ecco, nel nuovo Messale, ci sarà spazio per una invocazione contenente la parola "sorelle", per cui invece i tradizionalisti storcono il naso. Comunque sia, è il Papa a decidere, e per il prossimo Avvento ascolteremo recitare o reciteremo il Messale nella sua formula rinnovata.
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