In Emilia Romagna si chiudono i campi, ai rom case popolari

Approva la legge per l'integrazione dei rom e sinti. Un'operazione per cui la Regione stanzierà 700mila euro destinati ai Comuni che applicheranno la nuova normativa

In Emilia Romagna si chiudono i campi, ai rom case popolari

L'Emilia Romagna approva la legge per l'integrazione dei rom. Non più enormi campi nomadi "dove è più facile che si concentrino conflitti, tensioni sociali, condizioni igieniche non tollerabili". Ma case e alloggi popolari. Oppure aree molto piccole, pubbliche e private, a carattere familiare, "dove ci sia un padre di famiglia che paga le proprie utenze, come succede per tutti i cittadini, in un’ottica di piena legalità e responsabilità".

La legge regionale per l’inclusione sociale voluta dalla giunta democratica guidata da Stefano Bonaccini, per la prima volta in Italia, recepisce la strategia europea per l’integrazione disponendo lo smantellamento dei grandi campi multifamiliari in favore di soluzioni abitative autofinanziate. Un'operazione per cui la Regione stanzierà 700mila euro destinati ai Comuni che applicheranno la nuova normativa.

Via libera al provvedimento da parte di Pd e Movimento Cinque Stelle. Contro alla legge regionale, invece, Forza Italia e Lega Nord, che avrebbero voluto la chiusura dei campi nomadi senza l’opzione delle micro aree, visto che nel testo non è stato specificato dove sorgeranno le aree destinate ai rom. "Queste popolazioni sono in Italia da 600 anni e non vogliono abitare in case vere, sono loro che rifiutano l’integrazione – critica Fabio Rainieri, vicepresidente del consiglio regionale dell’Emilia Romagna e segretario nazionale della Lega Nord Emilia – questa legge vuole solo mantenere le cooperative che si occupano di assistenza".

"Larga parte di questi individui ci prende in giro – critica anche Galeazzo Bignami, di Forza Italia – vogliono i diritti senza i doveri, ma se sono nomadi, che si muovano ogni 15 giorni, loro presenza crea tensione sociale".

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