Come evitare nuovi inchini ai mafiosi? Fedina penale per le processioni

La proposta arriva dall'arcivescovo di Catanzaro. Ma a Isola Capo Rizzuto, sempre in Calabria, è già prassi dal 1976

Dal sito Oppidomamertina.com
Dal sito Oppidomamertina.com

Il caso scoppiato a Oppido Mamertina (Reggio Calabria), con l'omaggio reso a un presunto boss della 'ndrangheta durante una processione religiosa, continua a far discutere. L'arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Vincenzo Bertolone, in un articolo sull'Osservatore romano suggerisce un modo per tenere fuori dalle processioni la criminalità organizzata: "Sono indispensabili regolamenti più incisivi - scrive - che prevedano formazione cristiana vera, permanente, magari l’obbligo di esibire il certificato penale, perché le confraternite e i comitati feste siano trasparenti e vicini al dettato evangelico, respingendo le ingerenze mafiose". Formazione religiosa, quindi, ma anche fedina penale. L'articolo, richiamato in prima pagina sul quotidiano della Santa Sede, è intitolato "I discorsi non bastano più".
"L’ho pensato più volte dentro di me - prosegue l'arcivescovo - nel leggere le cronache da Oppido Mamertina, con la processione fermata in segno di devozione davanti alla casa del boss locale, come del resto pare avvenisse da trent’anni, o quelle che raccontano dei detenuti mafiosi del carcere di Larino, pronti a disertare la messa ritenendo non avere essa un senso dopo la scomunica caduta sulle teste dei mafiosi. Fatti diversi - prosegue monsignor Bertolone - eppure collegati da un filo rosso: le parole di Papa Francesco, che il 21 giugno, a Sibari, non ha certo peccato di chiarezza: I mafiosi sono scomunicati. Un’affermazione prorompente, quanto la verità sulla quale essa poggia".
"Nei prossimi giorni - ricorda ancora l'arcivescovo - la Conferenza episcopale calabra, convocata dal suo presidente monsignor Salvatore Nunnari, si riunirà per offrire le risposte giuste".
Ieri era uscita la notizia che sempre in Calabria, a Isola Capo Rizzuto, nel Crotonese, prima di diventare portantini delle immagini sacre, a cominciare dal quella della Madonna Greca, è necessario presentare il certificato del casellario giudiziale che attesta la lontananza dalla mafia. E non da oggi. Tutto è iniziato nel 1976, quando l’allora arcivescovo di Crotone-Santa Severina, monsignor Giuseppe Agostino, scrisse una lettera pastorale dal titolo "Le feste religiose nel Sud", una sorta di decalogo sui comportamenti da tenere in occasione delle manifestazioni religiose esterne per allontanarle da infiltrazioni sia di carattere folcloristico e profano che dai rischi della presenza mafiosa. "Una lettera - afferma don Edoardo Scordio, parroco di Isola Capo Rizzuto - che è servita a purificare le processioni dalle soste, dal dare i soldi, dai comitati festa, dallo spreco". Da allora il certificato del casellario giudiziale è, a Isola Capo Rizzuto, una prassi consolidata anche in considerazione del fatto che sono gli operatori della Misericordia, dipendenti della Confraternita, a portare le immagini sacre durante le processioni, quegli stessi operatori impegnati in molte altre attività.

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