Il timore del coronavirus potrebbe spingere quest’anno molti più italiani a fare il vaccino anti-influenzale. Un bene sotto certi aspetti ma non tutto è oro quel che luccica. Perché ora vi è un altro rischio: forse non tutti, almeno inizialmente, potranno usufruire dello strumento contro il fastidioso, e in alcuni casi pericoloso, male di stagione per mancanza delle dosi.
Come racconta La Nazione, a richiedere il vaccino anti-influenzale al medico di famiglia adesso sono persone che"prima dovevamo inseguire per farselo" o quelli che, non rientrando nelle categorie più fragili o nei malati cronici, di solito non se lo facevano. Ma Covid-19 ha cambiato gli orientamenti. Gli specialisti spiegano che fare un vaccino significa attivare il sistema immunitario e difendersi meglio da tutte le infezioni. Non va dimenticato che già ad ottobre, con i primi freddi, potrebbe verificarsi una situazione pericolosa per il sistema sanitario. Non è da escludere, infatti, che le persone possano riversarsi in massa negli ospedali temendo di aver contratto Covid-19 a causa di un semplice raffreddore o di un colpo di tosse. Con il vaccino si attenuerebbe questo ipotetico flusso verso i presidi sanitari.
Ma il timore è che le dosi di anti-influenzale non ci siano per tutti. Saranno 18 milioni quelle che andranno al Servizio sanitario nazionale, 6 milioni in più rispetto allo scorso anno. I farmacisti rischiano di restare senza approvvigionamenti. All’appello mancherebbero circa 1,5 milioni di fiale. Tra un mese e mezzo aprirà la campagna anti-influenzale: il vaccino sarà gratis e raccomandato agli over 60 anni e ai bambini fino ai 6 anni di età oltre che alle persone 'fragili'. Ci sarà un assalto ai medici di famiglia? Non si sa.
"Il vaccino rischia di diventare quello che sono state le mascherine e i guanti a inizio epidemia", ha spiegato Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione medici di famiglia. "Sono stato il primo a dirlo. Era il 5 aprile- ha aggiunto- e ho sollecitato tutte le Regioni a fare le gare per aggiudicarsi le dosi di vaccino, alcune si sono messe avanti, come ad esempio Lazio, Campania e Puglia, altre sono rimaste indietro, come la Lombardia che ha provveduto solo a giugno, e altre ancora forse dovranno essere coperte dalle eccedenze delle altre Regioni. È importante avere un monitoraggio per sapere quante sono le quote vaccinali che arrivano nel paese, il numero di dosi vaccinali".
Ma vi è un altro problema che aggrava una situazione certamente non facile: il fattore tempo. Secondo i medici di famiglia nessuna Regione avrà concretamente a disposizione i vaccini "se non dalla terza settimana di ottobre". "È tardi, bisogna anticipare tutto a fine settembre", ha osservato Scotti. "Vaccinarsi è sempre importante e adesso lo è ancora di più", ha sottolineato Paolo Bonanni, docente di Igiene generale e applicata all'Università di Firenze. Una vaccinazione che quest' anno, causa pandemia, sarà fondamentale per evitare paure e corretta diagnosi. "Influenza e Covid hanno una sintomatologia sovrapponibile e un medico che si trova davanti un paziente con tosse, febbre e raffreddore se sa che ha fatto il vaccino anti influenzale, anche se non ha un'efficacia del 100%, potrà guardare ad altre patologie".
Ma vi sarebbe anche un altro motivo che dovrebbe spingere le persone a vaccinarsi. Alcune ricerche avrebbero dimostrato che il virus dell'influenza facilita l'ingresso nell’organismo di Sars-Cov2.
"C'è uno studio, che ha bisogno ancora di molte verifiche, in base al quale sembrerebbe che chi ha avuto l'influenza stagionale abbia maggiori ricettori per il Covid", ha aggiunto Bonanni che infine ha sottolineato che "tutti i virus possono favorire la sovrapposizione di batteri, i virus sono associazioni per delinquere, meno ce ne sono meglio è".
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