Si sono celebrati nel Duomo di Fermo i funerali di Emmanuel Chidi Namdi, il 36enne nigeriano morto martedì scorso in una rissa scatenata da un insulto razzista lanciato da un ultras marchigiano, Amedeo Mancini.
Ad accogliere la salma in chiesa (guarda le foto) c'era anche il sindaco Paolo Calcinaro, mentre nella città sono arrivati per partecipare alle esequie anche diversi rappresentanti delle istituzioni e del mondo della politica, tra cui il ministro Maria Elena Boschi, la presidente della Camera Laura Boldrini e l'europarlamentare Cécile Kyenge. La loro presenza ha già fatto sollevare qualche polemica dal momento che lo stesso trattamento non è stato riservato alle vittime della strage di Dacca.
"Qualcuno dirà che questa presenza delle istituzioni è una passerella", si è difesa Laura Boldrini, "Ma che vuol dire? Non venire sarebbe stato peggio. Non ci intimidiscono queste considerazioni. È importante che anche chi ha responsabilità istituzionali, con i media, stia attento a diffondere il messaggio anti-odio". E ancora: "Dire scimmia africana a una donna non può essere derubricata come una battuta. È una frase da rinviare al mittente. Sono qui per solidarietà e per mandare un messaggio alla comunità nigeriana: non vi lasceremo soli, non permetteremo che la nostra società si inquini col razzismo".
La Kyenge ha preferito invece scrivere una lettera alla vedova Chinyere, che durante la cerimonia si è sentita male. Una lunga missiva in cui chiede alla donna di restare in Italia e diventare medico, coronando quindi il suo desiderio. Ma in cui attacca anche chi "usa il razzismo per ottenere voti": "L'Italia e gli italiani non sono razzisti e lo dimostra il grande abbraccio che questo Paese ti ha dato, chiamando ciò che vi è accaduto ed è accaduto ad Emmanuel con il proprio nome: un'aggressione di matrice razziale", ha scritto l'ex ministro, "L'Italia non è un Paese razzista, ma c'è purtroppo chi sta provando irresponsabilmente ad avvelenare i pozzi del futuro, cavalcando il malessere sociale del Paese, che ha altre cause, per lucrarne elettoralmente con discorsi d'odio razziale verso immigrati e rifugiati, indicati come capro espiatorio dei mali del Paese".
"Anche l'aggressore è una vittima", ha detto don Vinicio Albanesi prima della funzione, "Andava aiutato a controllare la sua aggressività. Noi perdoniamo tutti". "Mi dà fastidio quando i media definiscono i migranti disperati. Ma quando mai? Noi lo siamo, non loro.
Noi rischiamo di uccidere la loro speranza", ha aggiunto nella sua omelia l'arcivescovo Luigi Conti, "È la divisione che uccide, non questo o quel fratello della comunità".La salma di Emmanuel sarà portata in Nigeria. "Ora starà nella cappellina del cimitero diFermo e poi, dopo le necessarie pratiche, sarà portata via", ha spiegato don Vinicio.
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