Curriculum horror dei Bianchi. Perché nessuno li ha fermati?

Sui fratelli Bianchi, in carcere per l'omicidio di Willy, pendevano già denunce per risse e pestaggi. Ma l'arresto non è mai partito

Curriculum horror dei Bianchi. Perché nessuno li ha fermati?

Willy non sarebbe stato il primo. Le risse, i pestaggi, le botte e i soprusi commessi dalla cosiddetta banda di Artena erano noti da almeno due anni. La gang dei fratelli Bianchi, ora in carcere per l'omicidio del ventunenne Willy Monteiro Duarte insieme con Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, era già nel mirino delle forze dell'ordine. Ma nonostante le denunce partite d'ufficio l'arresto non è mai scattato. Prima a causa pandemia, poi bloccato da iprorogabili necessità di ulteriori approfondimenti d'inchiesta. Finché ripetendo il copione di sempre questa volta ci è scappato il morto.

Sì, perché il branco di picchiatori di Artena ci era andato vicino già almeno tre o quattro volte. Sempre davanti a locali della movida dei Castelli Romani. Sempre lì, tra Lariano e Velletri, dove altri giovani, massacrati di botte, avevano rischiato di fare la stessa fine di Willy. In un caso, il pestaggio di un 25enne di Lanuvio, colpito anche con un tirapugni, finito in ospedale con un mese di prognosi, sono stati chiamati a risponderne in un'aula di tribunale. Però, poi, l'udienza viene rimandata per Covid. Non solo. Un'estate nel pieno centro di Velletri. È notte fonda, come nel caso di Willy, e i Bianchi si trovano fuori da un locale molto frequentato dai giovani della zona. Ad un tratto qualcosa va storto. Forse una parola di troppo, un gesto di sfida. Nel giro di pochi minuti un ragazzo romeno viene pestato a sangue, trascinato in un vicoletto tra piazza Garibaldi e Corso della Repubblica e abbandonato con la mandibola sfasciata. Trauma cranico, contusioni, fratture e se la cava con due mesi di prognosi. Ma le forze dell'ordine non intervengono e la giustizia si arena. Ancora una volta.

Passano solo pochi mesi. Marco e Gabriele Bianchi continuano le loro scorribande sui Castelli Romani, tra droga, armi, locali, macchinoni, ville con palme, statue di leoni in stile Casamonica e risse. Soprattutto pestaggi simili a vere e proprie spedizioni punitive. Vengono individuati anche tra i partecipanti a una lite violenta tra italiani e gente dell'Est, romeni e albanesi, davanti a una discoteca sull'Appia Sud, sempre a Velletri. Prima fuggono, poi vengono rintracciati. Anche qui il carcere non arriva. L'elenco dei pestaggi è lungo e la loro pericolosità era nota da almeno due anni. Nel maggio 2018 per Marco, il più giovane dei fratelli Bianchi, scatta anche una denuncia per stupefacenti con il sospetto di un ruolo chiave nel traffico di droga proveniente dalla Capitale, spartito tra pusher locali e bande albanesi. Ma, solo ora che c'è scappato il morto, la procura di Velletri finalmente sembrerebbe decisa a fare luce sui reati e i presunti giri d'affari opachi dei Bianchi. Per ora la guardia di Finanza, in seguito agli accertamenti svolti sul reddito di cittadinanza percepito dai familiari dei fratelli Bianchi, di Francesco Belleggia e Mario Pincarelli, avrebbe chiesto ai magistrati un sequestro di beni per un totale di 28mila euro.

La stessa cifra che, secondo gli inquirenti, avrebbero indebitamente percepito omettendo di indicare tutte le informazioni dovute. Da lì sono scattate le denunce per violazione della legge sul reddito di cittadinanza e la segnalazione all’Inps per il recupero delle somme dovute. Mentre per Willy è ormai troppo tardi.

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