Quando viene arrestato un criminale incallito c'è da essere soddisfatti, di più: salti di gaudio. A Torino hanno ammanettato un 'ndranghetista con un ricco curriculum di fuorilegge, tale Rocco Schirripa, 62 anni, moglie e due figlie, ufficialmente panettiere e con molte illecite attività collaterali. Per arrotondare spesso si delinque e ciascuno lo fa a proprio modo. Costui, stando alle informazioni diffuse, si dedicava al traffico internazionale di droga. Nel suo carnet spiccano altri reati: anche un tentato omicidio. Insomma non si tratta di un boyscout. Lo certificano un paio di condanne patteggiate e un po' di carcere che nel caso non hanno prodotto effetti dissuasivi. Vabbè. Veniamo al sodo.
Rocco Schirripa, origini calabresi (Gioiosa Ionica) è stato blindato con l'accusa di avere partecipato all'assassinio di Bruno Caccia - nella circostanza a spasso con il cane, un cocker -, all'epoca procuratore del capoluogo piemontese, nientemeno. La notizia che fa maggiore scalpore è la seguente: la cattura è avvenuta ieri, a trentadue anni e rotti di distanza dal fatto di sangue, quattordici colpi d'arma da fuoco, l'ultimo dei quali - quello di grazia - sarebbe stato esploso dal signore, si fa per dire, di cui stiamo parlando non in toni elogiativi. Ignoriamo come questi abbia potuto farla franca per tanto tempo.Evidentemente il soggetto in questione non è un apprendista nel campo della delinquenza.
Non è finita. L'operazione è stata portata a termine dopo un'indagine che è superfluo definire lunga: trentadue anni sono un'eternità. Segnaliamo che a firmare gli atti conclusivi sono due magistrati: Ilda Boccassini - un nome, una garanzia - e Marcello Tatangelo. Cui vanno i nostri complimenti. Sulla dottoressa inutile spendere parole, essendo costei la magistrata più famosa d'Italia, autrice di inchieste memorabili che hanno fatto rumore a Milano e sollevato discussioni a volte esagerate, altre giustificate. Su Tatangelo non ci esprimiamo, poiché non abbiamo il piacere di conoscerlo. Se però lo dovessimo giudicare dalla prodezza che andiamo descrivendo, giù il cappello.Rimangono alcune considerazioni sulla tempistica. Come mai per decenni l'omicida (ammesso e non concesso che le accuse siano fondate) anziché in galera ha trascorso la propria esistenza sfornando pane fragrante nel proprio esercizio? Come ha potuto ingannare gli investigatori? Sono incognite che meriterebbero di essere scoperte e divulgate.
Una giustizia dall'andatura così lumachesca suscita apprensione. Ci auguriamo di non trovarci di fronte a un altro errore giudiziario. Intendiamoci, non è nostra intenzione impegnarci in una difesa d'ufficio dell'arrestato e neppure dubitare della professionalità dei citati magistrati. Al contrario, siamo certi che essi abbiano svolto un lavoro eccellente.Tuttavia è opportuno domandarsi che cosa sia successo dal 26 giugno 1983 (data del delitto) a ieri. Anche perché, trascorsi tanti lustri, non sarà - supponiamo - facile incastrare con prove inconfutabili Rocco Schirripa, personaggio non limpido e con alle spalle un carrierone da 'ndranghetista, ma non per questo indegno di usufruire del garantismo concesso, si spera, a chiunque abbia delle grane giudiziarie. D'accordo, meglio una giustizia lenta (della quale avevamo già nozione) che una giustizia impotente.
D'altronde, gli omicidi non vanno mai in prescrizione. Però ci sia concesso chiedere alla dottoressa Boccassini e al dottor Tatangelo qualche ragguaglio sulla vicenda che ci permetta di essere più sereni e fiduciosi. Grazie.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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