La "glasnost" italiana

Se c'è un baco che corrode la coscienza collettiva di un popolo è il sospetto che la sua Storia sia inquinata

La "glasnost" italiana
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Se c'è un baco che corrode la coscienza collettiva di un popolo è il sospetto che la sua Storia sia inquinata. Ed ancora, è difficile se non impossibile parlare di spirito nazionale senza una memoria condivisa: se esistono due Storie, esistono due popoli. Specie se poi il passato viene utilizzato indirettamente da una parte politica al presente come arma contundente contro gli avversari. È il caso della strage di Bologna: come si può immaginare che ci sia qualcuno che punti oggi nell'arco parlamentare a nascondere, a coprire le responsabilità dei fatti di ieri? Né il passato può diventare un recipiente di veleni del '900, di accuse, di sospetti per alimentare narrazioni e ipotizzare collegamenti fantasiosi tra avvenimenti diversi (la relazione tra le bombe alla stazione del capoluogo emiliano e le bombe di mafia francamente sfugge se non si vuol confondere la Storia con la sceneggiatura di una serie televisiva).

Ecco perché le polemiche che hanno accompagnato l'anniversario della tragedia di Bologna fanno male. Motivo per cui è arrivato il momento di tirar fuori tutto, di promuovere una «glasnost» sugli anni della Prima Repubblica e sui suoi segreti per evitare che quelle ombre si allunghino fino ad oggi. Esiste una verità processuale che individua una matrice «neofascista» della strage. È un fatto. Ma per trasformarsi in verità storica, incontestabile, per corroborarla e far venire meno i dubbi che sono legittimi se si ricerca una verità fattuale e non ideologica, bisogna aprire tutti gli archivi a cominciare da quelli della nostra «intelligence». Bisogna portare alla luce tutti i documenti riguardanti quella vicenda e non solo. Ha iniziato Mario Draghi e ha fatto bene Giorgia Meloni a mostrare gli stessi propositi. Negli Stati Uniti dopo quarant'anni anche la Cia desecreta i suoi documenti, vale la pena farlo anche da noi. Fino in fondo. Senza timori ma anche senza pregiudizi e letture precostituite dei fatti.

Fatti che appartengono ad un tempo della Repubblica ormai lontano. Ad una fase costruita su riferimenti che ormai non esistono più. Aprire le finestre e fare luce per liberare l'atmosfera del nostro Paese dalla polvere tossica dei mondi che appartenevano allo scenario e alle logiche del muro di Berlino, non è un'opzione è un obbligo per arrivare a una democrazia compiuta liberata dai sospetti e dai ricatti. Poi ci saranno altri segreti, quelli arrivati dopo, ma se non ci liberiamo di quelli del passato remoto il fardello potrebbe diventare troppo pesante per qualsiasi Paese che non sia retto da un regime.

Solo che questa operazione deve essere fatta tutti insieme, non condizionata da una polemica strisciante di una parte armata contro l'altra, perché altrimenti non si arriverà ad una verità condivisa. E, ripeto, se esistono due Storie, esistono due popoli e due nazioni.

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