“Ha origini libiche”. E la Gb nega il visto alla nostra atleta

Niente Coppa Europa a Birmingham per l'azzurra Najla Aqdeir, specialista dei 3mila siepi

“Ha origini libiche”. E la Gb nega il visto alla nostra atleta

“Lo sport è un diritto di tutti. Io voglio solo correre”. Così Najla Aqdeir, siepista e promessa dell’atletica itliana, sfoga su Instagram tutta la sua rabbia per essere stata esclusa dalla Coppa Europa di Birmingham: le autorità britanniche non le hanno concesso il visto.

Il motivo? Le sue origini libiche e il suo passaporto, che violano la legge britannica sull’immigrazione. Tesserata per la Bracco Atletica, è nata in Libia 23 anni fa e vive ormai in Italia da ben 13, come rifugiata politica.

Visto negato a Najla

Per di più, per amore dello sport su pista, ha tagliato ogni rapporto con la famiglia: suo padre, infatti, era una delle guardie del corpo di Gheddafi e non voleva che praticasse la corsa. “Sono stata allontanata dai miei genitori, dopo che in tutti i modi hanno cercato di impedirmi di fare atletica, anche con la violenza” raccontò a suo tempo al Corriere della Sera.

Ora, la beffa e l’ingiustizia: le autorità britanniche pensavano - incredibile ma vero - che il suo vero

scopo non fosse quello di gareggiare, bensì quello di metter piede e piantar le tende in terra di Inghilterra. E così niente visto, niente 3mila siepi: solo tanto amaro in bocca per la nostra giovane atleta.

3.000 siepi, cioè tanti diversi ostacoli da saltare. Sono stata allontanata dai miei genitori, dopo che in tutti i modi hanno cercato di impedirmi di fare atletica, anche con la violenza. In fondo, io volevo solo correre. Un giorno, al campo, sentii il mio ex allenatore spiegare gli ostacoli. Rispecchiavano perfettamente quello che stavo vivendo e iniziai a specializzarmi. Oggi sono un’atleta professionista e mi mantengo da sola da quando avevo 18 anni, lavorando anche come baby sitter. Corro per la @braccoatletica, la mia società. Insieme alle mie compagne ieri avrei dovuto correre i campionati europei a squadre di atletica a Birmingham, per cui insieme ci siamo classificate. MA per un motivo non chiaro legato al mio passaporto e al mio status di rifugiata politica, il governo britannico si è rifiutato di rilasciarmi il visto. Ho sempre pensato che lo sport fosse fatto per unire, e non per dividere. E invece oggi, dei pezzi di carta ancora mi definiscono senza che io possa difendermi o dire ‘voglio solo correre’. Vengo privata di un qualcosa che è un diritto. Il diritto di fare sport con le mie compagne di squadra con cui insieme siamo arrivate a questo risultato. Perché? #nonegiusto #running #athletics #woman @britishathletics @theresamay @jillmorrisfco @iaaf

Un post condiviso da Aqdeir Najla (@najla_fratella) in data:

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica