Cosa ha spinto Hasib Omerovic a lanciarsi dalla finestra? Era impaurito? Se sì, perché? Sono queste le domande a cui stanno cercando una risposta gli inquirenti impegnati nelle indagini sulla vicenda del 36enne rom precipitato dal suo appartamento di Primavalle (Roma) lo scorso 25 luglio. Ieri pomeriggio (giovedì 15 settembre) sono stati sentiti a piazzale Clodio gli agenti intervenuti in casa del giovane per la perquisizione (senza mandato). Intanto, nei prossimi giorni, si conoscerà l'esito degli esami del Dna disposti dal pm Stefano Luciani, titolare dell'inchiesta per concorso in tentato omicidio e falso, sui vestiti della vittima e dei poliziotti.
La versione degli agenti
Stando a quanto riporta un articolo a firma di Rinaldo Frignani e Ilaria Sacchettoni per il Corriere della Sera, al tempo dei fatti, il misterioso incidente - "misterioso" lo è per via dei molteplici punti da chiarire - fu catalogato con un'ipotesi di tentato suicidio. Una versione che i 4 agenti intervenuti nell'appartamento al piano rialzato di via Gerolamo Aleandro, la mattina del 25 luglio, potrebbero ribardire durante l'interrogatorio che si svolgerà in Procura nei prossimi giorni. Ieri, i poliziotti sono stati sentiti in qualità di persone informate dei fatti. Sulle dichiarazioni rilasciate agli inquirenti, però, vige strettissimo riserbo. Non è escluso, da una prima e ipotetica ricognizione, che Hasib si sia lanciato dalla finestra subito dopo la visita degli agenti. Per certo, come si evince dalla relazione dell'Ares 118, quel pomeriggio un'ambulanza è intervenuta in via Aleandro su richiesta della sala operativa del 113 in contatto con le pattuglie intervenute sul posto per soccorrere il 36enne che, secondo quanto avrebbero riferito presunti testimoni, era assistito anche dai poliziotti i borghese (lo scrive il Corriere).
La versione dei familiari e i dubbi da sciogliere
Diversa, invece, la versione dei familiari di Hasib che puntano il dito contro i poliziotti. Di particolare importanza è la testimonianza della sorella del ragazzo, Sonita, 30 anni, affetta da un grave disturbo psichico, che si trovava in casa durante la perquisizione. A detta della ragazza, gli agenti avrebbero picchiato il fratello che si sarebbe quindi rifugiato nella sua camera da letto. A quel punto gli operatori avrebbero forzato e rotto la serratura della porta: nell'esposto presentato dai genitori di Hasib lo scorso 10 agosto ci sarebbero anche tre foto al riguardo. Immagini che saranno esaminate dagli investigatori insieme agli altri elementi raccolti per chiarire la dinamica dell'incidente.
Gli accertamenti serviranno ad appurare anche se le ferite riscontrate sul corpo della vittima sia riconducibili al meccanismo di precipitazione. Infine, bisognerà fare luce sul motivo della perquisizione che rappresenta un altro nodo di questa intricatissima e drammatica vicenda.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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