"Si è buttato lui dalla finestra": parla il barista vicino di casa di Hasib

Parla un conoscente di Hasib Omerovic: "Gli agenti non l'hanno buttato di sotto, secondo me si è lanciato dalla finestra per sfuggirgli"

"Si è buttato lui dalla finestra": parla il barista vicino di casa di Hasib

Ci sono ancora molti punti da chiarire nella vicenda riguardante Hasib Omerovic, il disabile rom prepitato dalla finestra del suo appartamento, nel quartiere Primavalle (Roma), durante una perquisizione di 4 agenti della polizia. I familiari del 36enne, in coma da 50 giorni, puntano il dito contro i poliziotti: si sarebbero presentati a casa senza regolare mandato e avrebbero avuto una colluttazione col giovane. Ma c'è chi, invece, sostiene che Hasib "andava fermato" per via delle avances moleste nei confronti di alcune ragazze della zona. "Sarei dovuto andare giusto quella sera, proprio per parlare con Hasib e dirgli di farla finita una volta per tutte, di smetterla con i suoi atteggiamenti molesti verso le donne del quartiere", racconta un conoscente della famiglia Omerovic al Corriere della Sera.

Il racconto del barista

Paolo Soldani, 53 anni, è il gestore di un bar storico di Primavalle. Conosce bene Erika, la sorella minore di Hasib: "Viene spesso al bar, - dice - è una ragazza brava, pulita, molto legata al fratello". La sera del 24 luglio scorso, poche ore prima della tragedia, "Er Barone" (è l'appellativo di Soldani) avrebbe dovuto fare visita alla famiglia Omerovic. "Sì, dovevo andare a casa loro, in via Gerolamo Aleandro. - racconta -Sarei dovuto andare giusto quella sera, proprio per parlare con Hasib e dirgli di farla finita una volta per tutte, di smetterla con i suoi atteggiamenti molesti verso le donne del quartiere". La faccenda rischiava di degenerare perché "gli episodi ormai si ripetevano: qualche sera prima, finito il karaoke qui da noi in piazza Capecelatro, tre ragazze erano rientrate impauritissime nel bar dicendo che Hasib le aveva importunate per strada. - continua Soldani -Lui aveva delle foto pornografiche sul cellulare e le mostrava alle donne che incontrava, qualche volta si toccava pure. Insomma era diventato un problema. E poi il giorno prima, il 24 luglio, c'era stato quel post...".

Il post sospetto

C'è un post sospetto nel mezzo di questa storia. Lo avrebbe scritto - il condizionale è d'obbligo perché pare sia stato cancellato - la madre di una ragazzina del quartiere. "ln quel post la signora chiedeva di prendere provvedimenti contro Hasib che aveva fotografato sua figlia col telefonino. Non si poteva più continuare così", spiega il barista. "Io però conosco Primavalle. - precisa il 53enne - E allora prima che a un branco di quindicenni potesse venire l'idea di accoltellare Hasib per strada, rovinando così la vita a lui e a loro, il 24 luglio, la sera stessa del post, quando ho visto Erika al bar le ho detto: meglio se domani vengo a parlarci io. Così chiudiamo questa storia per sempre. Perfino la sua famiglia si arrabbiava per i suoi comportamenti". La mattina del 25 luglio, 4 agenti hanno fatto visita al 36enne: "Beh, quel post era girato, figuratevi se non l'avevano notato in commissariato". Soldani ne è certo: "Io non ho mai avuto un grande rapporto con le guardie , ma sono certo che gli agenti non l'hanno buttato di sotto, secondo me Hasib si è lanciato dalla finestra per sfuggirgli.

Loro erano andati lì senza mandato, probabilmente per dirgli le stesse cose che avrei detto io. Un po' come facevano un tempo i poliziotti di quartiere. - conclude Soldani - Ma lui si è buttato perché aveva la coscienza sporca. Come si dice: 'Male non fare, paura non avere'".

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