"Ho voglia, stai zitta o ti sgozzo" Così Edgar stuprava le bambine

I verbali della sentenza che aveva condannto Edgar Bianchi per le violenze sessuali. Almeno 25 le sue vittime. Ma lo hanno scarcerato

"Ho voglia, stai zitta o ti sgozzo" Così Edgar stuprava le bambine

Ci sono Francesca, Daniela, Chiara, Lucia e poi tante altre. Tutte vittime. Vittime di Edgar Bianchi, lo stupratore dell'ascensore di Milano. Che dopo aver scontato 8 anni di carcere è uscito di galera, si è fidanzato, ha aperto un contro per risarcire le 25 bimbe stuprate, si è presentato come un ottimo esempio di "riabilitazione carceraria" e poi è tornato a colpire. Ha stuprato di nuovo. Ancora una ragazzina.

"Sono malato, curatemi", ha detto di fronte al pm dopo essersi costituito. E forse è davvero così: è malato. Ma la domanda sorge spontanea: perché è stato liberato? Era davvero pronto per lasciare la cella? Evidentemente no, visto che è tornato a commettere violenze sessuali. Ma per capire la sua ferocia, bisogna leggere le moticvazioni della sentenza di primo grado emessa dal giudice nel 2007 e che lo aveva condannato al carcere. Ci sono i racconti di Daniela, Francescam, Lucia, Chiara e tutte le altre.

Francesca avave 14 anni. Era l'ottobre del 2005 quando in via Scarpanto a Milano "il giovane si infilava nell’ascensore e prima dell’arrivo al piano azionava il pulsante dello stop - riporta La Verità - Quindi aggrediva la minorenne puntandole un coltello alla gola, intimandole di non urlare. A quel punto, con una mano a tapparle la bocca, insinuava l’altra sotto la gonna e, tentando di strapparle gli slip, iniziava a toccarla nelle parti intime". Francesca si ribella, sebbene le manchino le forze. "L’adolescente - scrivevano ancora i giudici - dopo aver colpito con un calcio alla tibia l’uomo, riusciva a spingerlo fuori dall’ascensore ma non a farlo ripartire. E lui a quel punto la trascinava nell’androne del corridoio pronunciando la frase 'ho voglia". Solo la forza di volontà della ragazza lo costringe a scappare.

Daniela, allora 11 anni, lo implorava. Ma lui non voleva sentire ragioni: "È inutile che lo fai, adesso toccami sotto". E poi la chiamava "bagascia", parola di cui forse Daniela a quell'età nemmeno sapeva cosa significasse. Poi c'è Giulia, 13 anni e l'innocenza che le colora ancora il viso. Fino a quel 18 settembre 2005, quando nel tratto di strada che portava dalla sua scuola a casa viene intercetata da Bianchi nell'atrio di casa. In fondo Bianchi è conosciuto come il violentatore dell'ascensore. È lì che sceglieva di colpire. Si legge nelle motivazioni della sentenza di primo che dopo averla aggredita nell'atrio "estraeva dalla tasca destra dei pantaloni due coltelli, con lama in acciaio ed evidente seghettatura e, impugnandoli con entrambe le mani, li portava ai lati del collo della bambina e le ordinava di entrare; quindi pigiava il tasto del piano 5. Partito l’ascensore si slacciava la cintura dei pantaloni e contestualmente premeva lo stop. La cabina tuttavia si rimetteva in moto e scendeva di uno o due piani. Appena si aprivano le porte, l’aggressore faceva posizionare la bimba, terrorizzata, nello spazio immediatamente fuori e le imponeva un rapporto orale (pronunciando frasi oscene). La vittima si inginocchiava e rimaneva immobile, in preda al panico, mentre l’uomo proseguiva per alcuni secondi".

Alessia invece ha 13 anni. In ascensore nel quartiere San Fruttuoso viene aggredita, minacciata col coltello e poi stuprata. Rispetto alle altre, Alessia non riesce a reagire. Si chiude in posizione fetale in ascensore e aspetta che l'orco finisca di violentarla. Non vuole morire. Non voleva morire nemmeno Chiara, nel 2005, quando aveva solo 17 anni. Anche lei viveva a San Fruttuoso e quando Bianchi si è infilato nell'ascensore con lei e ha iniziato a violentarla pensava fosse finita. "Lo sconosciuto riusciva a entrare nell’ascensore - si legge nei verbali - e, dopo aver chiuso le porte, premeva il tasto alt, gettando la ragazza a terra, minacciandola, ordinandole di tacere e cercando di toccarle il seno. Poiché la minorenne urlava con tutte le sue forze l’uomo la colpiva con pugni alla testa".

Lucia invece viene aggredita a 14 anni nel 2006. A Genova. Vicino a casa sua vede Edgar. La madre la guardava dalla finestra per farle trovare il portone aperto. Quando però entra in asensore, anche il violentatore si insinua con lei. "All’arrivo dell’ascensore il giovane saliva e, arrivati al terzo piano, tentava di baciarla, quindi aveva inizio l’aggressione.

Lo sconosciuto tappava la bocca della diciassettenne con una mano, si tirava giù i pantaloni e con la forza la costringeva a un rapporto orale", si legge nei verbali rivelati da La Verità. Le parole dello stupratore sono orribili: "Silenzio, silenzio, adesso fai quello che dico io", diceva alla ragazza. Poi le tocca le parti intime e "concludeva il precedente rapporto sessuale".

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica