I muri sono cristiani solo in Vaticano

Si può dire tramezzo, cancello, ma non muro. Muro è razzista

I muri sono cristiani solo in Vaticano

Mi metto nei panni di Donald Trump, il primo dei candidati repubblicani e forse a novembre presidente degli Stati Uniti. Trump si è visto scaricare addosso l'ira di papa Francesco di cui lui, protestante, aveva finora detto soltanto bene: «I like this pope», mi piace questo Papa. Trump ha fra i suoi progetti «di destra» quello di chiudere le frontiere col Messico per il banale motivo che mezzo Messico si sta trasferendo negli Usa. Purtroppo ha usato la parola «muro», ormai vietatissima: si può dire tramezzo, cancello, ma non muro. Muro è razzista.

Papa Bergoglio, che è un tipetto un po' incazzoso (ha fatto una scenata al disabile che per poco non lo faceva cadere) ha scelto come ultima tappa messicana Ciudad Juarez, l'altra metà dell'americana El Paso. Ciudad Juarez è il covo degli spacciatori di droga, ha la più alta percentuale mondiale di omicidi ed è base dei trafficanti di esseri umani, scafisti del deserto.

Lì Trump vuole costruire un solido muro per controllare chi entra. Ma Bergoglio ha idee urbanistiche diverse: preferisce i ponti.

E così, non provocato, scomunica Trump - «Non è cristiano chi vuole i muri» - come se quello fosse un suo parrocchiano, entrando a gamba tesa nella campagna per le elezioni americane in cui i voti cattolici sono decisivi. Trump ci è rimasto di stucco: ha sentito violata la laicità degli Stati Uniti ed ha protestato. Il Papa intanto, tornato a Roma, si è subito chiuso nelle Mura Vaticane alte dieci metri.

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