Tanta era la fretta di celebrare il 25 aprile, che i Giovani Democratici ci sono arrivati in scivolata. La buccia di banana è quella vecchia foto, che per ore ha rimbalzato sui social network. È comparsa ieri sulla pagina Facebook dei Giovani Democratici di Albano Laziale, che oggi si scusano per la brutta figura. Quale? Lo scatto che avrebbe dovuto celebrare Arrigo Boldrini, nome di battaglia "Bulow", uno dei principali organizzatori della Resistenza romagnola, in realtà raffigura un soldato delle Brigate nere. Insomma, i giovani del Partito Democratico hanno preso lucciole per lanterne, fascisti per partigiani.
"Non c'era margine di errore, è solo plateale ignoranza", sbotta Andrea Lombardi, saggista ed editore storico-militare. "Per quanto nella Repubblica Sociale Italiana le forze armate e paramilitari avessero una panoplia di unirmi e fregi ufficiali e non ufficiali oggettivamente fuori dall'ordinario, qui abbiamo proprio l'esempio dell'uniforme perfetta da manuale delle Brigate nere", spiega l'esperto. "Il tratto inconfondibile è il fregio sul berretto con il teschio metallico, la camicia nera con le mostrine delle Brigate nere, i pantaloni in panno grigioverde con il pugnale appeso al cinturone e il moschetto in spalla". Caratteristiche che, anche agli occhi di un osservatore inesperto, non possono certo essere confuse "con le tenute più o meno fantasiose delle formazioni partigiane", osserva Lombardi. Inoltre, "guardando la foto nella sua interezza, si nota che ci sono altri soldati vestiti alla stessa maniera, l'uniformità uniformologica era già un campanello d'allarme".
Neppure la presenza di Ferdinando Mezzasoma, che si distingue in maniera nitida sullo sfondo, è servita a mettere in guardia i Giovani Democratici. Mezzasoma non è un perfetto sconosciuto. È stato vicesegretario del Partito Nazionale Fascista e ministro della Cultura popolare nella Repubblica Sociale Italiana, è uno dei fucilati di Dongo, uno di quelli che non hanno tradito e per questo sono finiti appesi a testa in giù a piazzale Loreto. Il suo viso, per chi conosce il Novecento, dovrebbe essere inconfondibile. Da oggi di quello scatto non c'è più traccia. Al suo posto sono comparse le scuse dei giovani del Piddì. "In memoria del 25 aprile, abbiamo voluto intraprendere una celebrazione a mezzo social raccontando una volta a settimana la storia di un/una partigiano/a. È successo che un'immagine che accompagnava questa rubrica raffigurava un soldato della Rsi, l'abbiamo prontamente rimossa e ci scusiamo per il malinteso", si legge.
Tuttavia, aggiungono, "lo scivolone grafico non toglie importanza al lavoro che stiamo facendo, noi continueremo a ricordare la memoria dei nostri eroi". Da associare ad un rapido ripasso di storia, ripartendo magari da Renzo De Felice.
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