In inverno ci si ammala di più: ecco perché

Umidificatori e sciarpe possono aiutarci a proteggerci da influenza e coronavirus. Anche se il Covid non dipende dalla stagione

In inverno ci si ammala di più: ecco perché

Che sia estate o inverno al coronavirus non sembra importare molto, a differenza di altri virus stagionali. Il fatto che in inverno si diffonda maggiormente è dato dal fatto che le persone sono più deboli, e quindi maggiormente esposti ai virus che si trasmettono tramite le vie aeree. Come appunto il Covid. Uno studio ha spiegato perché.

Il freddo paralizza le nostre difese

La stagione invernale è purtroppo in grado di promuovere la diffusione dei virus respiratori. Sia perché vi è un cambiamento nei parametri ambientali, come umidità e temperatura, sia perché siamo portati a passare più tempo in ambienti chiusi. Il meccanismo di difesa del nostro apparato respiratorio viene influenzato dall’umidità assoluta e da quella relativa. Il freddo paralizza il lavoro delle cellule cigliate che si trovano nella trachea. Il loro compito è infatti quello di spostare verso l’esterno il muco, se ciò non avviene, il muco ristagna. In gergo tecnico questa funzione naturale di pulizia svolta dalla mucosa delle vie respiratorie è chiamata clearance mucociliare. Anche il passaggio da un ambiente interno a uno esterno, o viceversa, con naturale sbalzo di temperatura, non aiuta.

Secondo uno studio condotto a Yale, non è solo il freddo a immobilizzare il movimento delle cellule cigliate, anche l’umidità contribuisce non poco a paralizzarle, sia se sale troppo, sia se scende troppo. Nella ricerca vengono riassunti i fattori che portano alla stagionalità dei virus, in particolare tenendo in considerazione l’umidità assoluta e quella relativa. I valori della prima si riferiscono alla quantità di vapore acqueo che vi è nell’aria. Mentre i valori della seconda si riferiscono alla percezione di un’aria respirata secca o umida. Il valore di umidità assoluta può essere il medesimo, ma con zero gradi si può arrivare al 100% di umidità relativa, la nebbia, oppure, a 30 gradi, arrivare al 15% di umidità relativa, percepito come caldo secco e asciutto.

Con la gola secca i virus ci attaccano

Quando le cellule cigliate si paralizzano abbiamo la sensazione di avere la gola secca, momento in cui siamo più esposti ai virus respiratori. Durante la stagione invernale, come ricordato da uno studio americano, si nota un picco del virus influenzale, del coronavirus umano e del virus respiratorio sinciziale umano. Oltre che di quello della parainfluenza. Sia l’alta umidità relativa, che quella bassa, favoriscono la diffusione dei virus influenzali nelle goccioline respiratorie che vengono emesse da coloro che sono infetti. Quando invece l’umidità relativa è intermedia, i virus non sono attivi. Nello studio viene spiegato che “a differenza delle regioni temperate, le infezioni respiratorie hanno poca stagionalità nelle regioni tropicali. Uno studio incentrato su questo aspetto ha mostrato che non è stata osservata alcuna trasmissione di aerosol a 30 ° C con qualsiasi umidità, nonostante la trasmissione per contatto fosse più diffusa e paragonabile a 30 e 20 ° C. Pertanto, una temperatura ambiente elevata probabilmente nega l’effetto dell’umidità sulla trasmissione dell’influenza nelle zone tropicali”. L’umidità relativa migliore per evitare infezioni sarebbe quindi quella intermedia, ossia compresa tra il 40% e il 60%.

Inalare aria secca porta alla perdita delle ciglia epiteliali delle vie aeree, al distacco delle cellule epiteliali e all’infiammazione della trachea. Inalare aria fredda, che è comunque sempre secca, porta al deterioramento del meccanismo di difesa mucociliare. Il movimento delle ciglia comincia ad affievolirsi con una temperatura inferiore ai 20 gradi, mentre scompare del tutto a 5 gradi. Colpa del freddo che altera i meccanismi di difesa. Durante la stagione invernale e in ambienti chiusi secchi le vie aeree riescono a difendersi meno.

Sciarpe e umidificatori ci aiutano

Per cercare di aiutare le vie aeree a difendersi dai virus possiamo ricorrere all’utilizzo di sciarpe o mascherine, e usando gli apparecchi umidificatori all’interno delle nostre abitazioni. Importante anche non avere un riscaldamento eccessivamente alto in casa. Lo studio di Yale ricorda che “ uno studio nel Minnesota ha rilevato che l’umidificazione delle aule prescolari da gennaio a marzo fino a circa il 45% di umidità relativa si traduce in una significativa riduzione del numero totale di virus influenzali e di copie del genoma virale trovati nell’aria e sugli oggetti”. Usare la sciarpa per tenere al caldo le vie aeree serve ad aiutare l’apparato mucociliare a lavorare meglio e a non bloccarsi.

Gli umidificatori aiutano invece a evitare che l’aria sia troppo secca. Fondamentale anche cambiare l’aria delle stanze aprendo le finestre di case e uffici. Purtroppo però, per quanto riguarda il coronavirus, non bastano questi accorgimenti.

Come detto inizialmente, il virus in questione non è influenzato dalla stagione, piuttosto dalla vicinanza delle persone e dalla grandezza o meno degli spazi in comune. Da sottolineare però che la stagione invernale può favorire il contagio perché i nostri fisici sono indeboliti.

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