L'artificiere 39enne che ieri ha provato a disinnescare una bomba a Firenze ha rischiato la vita per 60 euro. Ovvero la cifra irrisoria di indennità di disinnesco che lo Stato prevede per gli agenti in servizio nel nucleo artificieri. Spicciolo più, spicciolo meno. È il loro lavoro, direte. Certo. Ma in ogni mestiere il rischio dovrebbe essere remunerato adeguatamente. E invece così non accade.
La legge sulle indennità
Nel 2002 il governo Berlusconi varò una legge per l'inserimento delle qualifiche e delle specificità nelle Forze dell'Ordine. Un agente che rimane in ufficio rischia meno di chi mette mano ad un ordigno e così lo Stato riconosce la differenza di servizio elargendo alcune indennità particolari in aggiunta allo stipendio base. Non grandi cifre, intendiamoci. Anzi, elemosine che gridano allo scandalo. In caso di esposizione a oli pesanti e fumi tossici la busta paga viene aumentata di 0,46 euro al giorno, poi ci sono i 60 euro per disinnescare bombe, mentre gli agenti che incorrono in un pericolo radiologico devono accontentarsi di 0,20 euro al giorno.
L'indennità di disinnesco
Nel caso degli artificieri il discorso si complica ancora. L'indennità di disinnesco non scatta ogni volta che si affronta una bomba, ma è discrezione del dirigente dell'ufficio "Prevenzione generale e soccorso pubblico" concederla o meno: se questi pensa che l'artificiere non abbia corso un rischio particolare, può decidere di negarla. Facciamo un esempio: se l'agente fa brillare una valigia abbandonata in aeroporto e all'interno trova solo fogli e uno spazzolino da denti, è probabile che alla fine non veda una lira. Così quando si avvicina alla bomba, non solo non sa se esploderà, ma nemmeno se potrà incassare il magro riconoscimento per il pericolo che sta correndo rispetto al collega rimasto in ufficio.
Da anni i sindacati cercano di sanare il problema. "Un anno e mezzo fa - spiega Giuseppe Crupi, Dirigente Nazionale Siap che si è personalmente occupato della vicenda - abbiamo avviato una vertenza con il dipartimento di PS per indurli a stabilire un protocollo che stabilisca quando debbano essere riconosciute le indennità. Non può essere lasciato tutto alla discrezionalità di un dirigente". La vertenza al momento è però rimasta lettera morta.
Rischiare la vita senza riconoscimento
E pensare che da discutere ci sarebbe eccome. Prendi le squadre delle volanti: chi pattuglia il territorio giorno e notte mette costantemente a repentaglio la propria vita, ma neppure per loro è previsto un adeguamento dello stipendio. La bomba ad orologeria di Firenze sarebbe potuta esplodere mentre i poliziotti della Volante, arrivati per primi sul posto, stavano realizzando i necessari rilievi. Pur esposti all'identico rischio dell'artificiere, non hanno diritto ad alcuna indennità. Doppia fregatura. E lo stesso vale per gli agenti che a Sesto San Giovanni hanno ucciso il jihadista di Berlino: a fine mese in busta paga si sono trovati la stessa somma di chi quella notte ha fatto il piantone notturno in caserma senza correre alcun pericolo. Per questo il Siap ha chiesto l'inserimento di una indennità specifica di "controllo del territorio” per i poliziotti impegnati nel Reparto Prevenzione Crimine, nella Squadra volante e nelle Unità Operative di Pronto Intervento.
"Ci aspettiamo che la visita di oggi al collega ferito del ministro Minniti e del Capo della
Polizia - conlude Crupi - sia accompagnata da qualcosa di concreto per la valorizzazione del lavoro dei poliziotti". Perché a volte le parole non bastano. E perdere una mano o un occhio per 60 euro è davvero troppo poco.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.