In questi ultimi dodici mesi si è andati avanti con richieste di processo, richieste di archiviazione, voti in Senato e voti in giunta per le immunità. Adesso però, ad un anno di distanza dal braccio di ferro tra l'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini e le navi Ong, sembra arrivato il momento della verità. Il 3 ottobre scatta il processo a Catania in cui il segretario leghista è accusato di abuso di ufficio e sequestro di persona. Il caso per la verità non riguarda un mezzo Ong, bensì quello inerente la nave Gregoretti della Guardia Costiera. Ma è comunque figlio di una stagione politica di cui soltanto adesso si noteranno gli effetti, giudiziari e non.
Il caso Gregoretti
Il 26 luglio del 2019 dal suo studio del Viminale, l'allora ministro Matteo Salvini ha comunicato lo stop allo sbarco dei migranti a bordo della Gregoretti, in quel momento in rada vicino le coste orientali della Sicilia: “Ho dato disposizione – si leggeva nelle dichiarazioni di Salvini – che non venga assegnato nessun porto prima che ci sia sulla carta una redistribuzione in tutta Europa di tutti i 140 migranti a bordo”. La nave della Guardia Costiera aveva recuperato i migranti pochi giorni prima. La vicenda è sembrata da subito molto simile a quella dell'agosto 2018, che ha visto coinvolta la nave Diciotti: anch'essa era della Guardia Costiera e anch'essa ha ricevuto lo stop da parte di Salvini. Lo stallo però è durato pochi giorni: il 31 luglio dal ministero dell'Interno, dopo le rassicurazioni sul ricollocamento dei migranti in Europa, è arrivato il via libera allo sbarco avvenuto poi ad Augusta.
Subito dopo l'approdo, la procura di Siracusa ha aperto un fascicolo nei confronti di Salvini per abuso di ufficio e sequestro di persona. L'indagine per competenza è passata a Catania, dove si è insediato il tribunale dei Ministri, così come previsto in caso di inchieste su componenti del governo in carica. Qui il caso giudiziario ha preso due binari differenti: la procura di Catania ha chiesto a settembre l'archiviazione per Salvini, il tribunale dei Ministri ha invece inviato al Senato la richiesta di autorizzazione a procedere. Il 20 gennaio la giunta per le immunità del Senato ha dato il primo via libera al processo, il 12 febbraio invece palazzo Madama ha votato il definitivo disco verde.
Lo scambio di mail che fa sorgere i dubbi sulle responsabilità
Che l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini adesso dovrà sottoporsi al processo è un dato di fatto. Al contrario, poco chiara, è la sua posizione rispetto al governo nel momento in cui è stata assunta la decisione di non far sbarcare i migranti a bordo della Gregoretti. Un nodo da sciogliere e che ha creato non poche tensioni politiche e scontri di parere fra la Lega e l’attuale maggioranza giallorossa. Il leader del carroccio infatti ha sempre sostenuto di non aver agito da solo in quella vicenda ma con l’appoggio dell’allora governo gialloverde.
A dare testimonianza alle sue parole ci sarebbero, secondo lo stesso Salvini, sette mail scambiate fra la Farnesina e i funzionari di Palazzo Chigi nelle quali appunto si parlava del caso Gregoretti (leggile qui). Ad opporsi a queste importanti e non secondarie affermazioni sono però i giudici dei tribunale dei ministri. Questi dichiarano che il governo Conte non era al corrente della decisione di Salvini il quale avrebbe quindi agito da solo. Non soltanto le divergenze sono in ambito giudiziario ma sono anche tra l’attuale maggioranza e l’attuale opposizione. Da queste “diverse vedute” è evidente che non ha rilevanza solamente l’aspetto meramente giuridico che, ovviamente, deve essere chiarito, ma anche un quadro politico particolare al momento della votazione in Senato. Se prendiamo infatti in considerazione il simile caso relativo alla nave Diciotti, in quell’occasione la maggioranza assumeva i colori gialloverdi e quindi si è espressa contraria all’avvio di un procedimento giudiziario. Nel caso relativo alla nave Gregoretti, la Lega non era più parte fondamentale dell’esecutivo ma era passata all’opposizione.
Tutti gli aspetti da chiarire
Nell’ambito delle cause che hanno portato l’ex ministro dell’Interno al processo ci sono alcuni aspetti da valutare. È apparso infatti un paradosso che da un lato la procura di Catania ha deciso di archiviare il caso ed invece, dall’altra parte, il Tribunale dei Ministri di Catania, si è mossa in direzione opposta chiedendo l’avvio di un processo. A chiarire questo aspetto è l’avvocato Elisabetta Aldrovandi raggiunta da ilGiornale.it: “Il tribunale dei ministri è una sezione specializzata del tribunale ordinario, competente per i reati commessi dal presidente del Consiglio e dai ministri nell’esercizio delle loro funzioni - ci ha spiegato - "Pertanto, un’eventuale indagine sull’operato del ministro dell’Interno è di sua competenza. Entro novanta giorni da quando riceve gli atti relativi a una notizia di reato il tribunale dei ministri, sentito il pubblico ministero, può decidere l’archiviazione oppure la trasmissione degli atti con una relazione motivata al procuratore della Repubblica, perché chieda l’autorizzazione a procedere alla Camera di appartenenza, nel caso di specie il Senato". Il legaleha poi chiarito che, una volta arrivata l'autorizzazione, "il processo sarà di competenza del tribunale ordinario, che potrebbe chiedere l’archiviazione". Cosa che potrebbe accadere, dal momento che il procuratore capo di Catania Zuccaro chiese proprio l’archiviazione giudicano la condotta di Salvini come una “scelta politica”, non sindacabile in sede penale. "Ovvio che la contrapposizione tra la decisione del tribunale dei ministri e quella della procura di Catania potrebbe rappresentare diversi modi di considerare la rilevanza penale della condotta dell’ex ministro", aggiunge Aldrovandi.
E in merito a quelle “famose” sette mail che proverebbero un dialogo fra la Farnesina e Palazzo Chigi sul caso Gregoretti, l’avvocato ci spiega cosa potrebbe accadere adesso dal momento che Matteo Salvini le ha allegate nella sua memoria al giudice per le indagini preliminari: “Quando il giudice ravvisa, dagli elementi di prova acquisiti e dalle difese dell’imputato, che potrebbero sussistere elementi di condotte penalmente rilevanti a carico di terzi - afferma - può trasmettere gli atti in procura perché si effettuino le dovute indagini. Nel caso in cui dette indagini determinassero un rinvio a giudizio nei confronti di queste terze persone i processi penali potrebbero essere riuniti”.
Le memorie difensive di Salvini
Il 24 settembre Matteo Salvini ha depositato in vista della prima udienza del processo le sue memorie difensive. Nel documento di 51 pagine l'ex ministro ha ribadito la sua posizione, dichiarando di essere innocente e di non aver mai sequestrato nessun migrante. È stata in particolare posta molta evidenza alle mail scambiate sia con la Presidenza del consiglio, che con il ministero degli Esteri e la commissione europea, a testimonianza dell'esistenza di una trattativa politica per il ricollocamento dei migranti a bordo della Gregoretti.
Salvini ha inoltre parlato della presenza all'interno della nave di almeno due scafisti e del ritrovamento di un dispositivo da loro utilizzato in uno zainetto.Ora saranno i giudici a decidere chi ha ragione con una sentenza che - in ogni caso - farà discutere anche per l'impatto che avrà sull'assetto politico del Paese.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.