Con 201 voti a favore, 38 contro e sei astenuti, il Senato ha dato il via libera definitivo alla legittima difesa che ora è dunque legge. Con la riforma approvata si espandono i criteri per cui la difesa viene considerata legittima: sarà comunque il giudice a valutare la tipologia di reazione. La nuova legge tutela chi ha messo in atto delle azioni di respingimento dell'intrusione avvenuta mediante l'utilizzo di armi o altri mezzi. Inoltre per domicilio verrà inteso anche il luogo in cui si esercita un'attività professionale, commerciale e imprenditoriale. Quindi non è punibile chi "per la salvaguardia della propria o altrui incolumità ha agito in stato di grave turbamento, derivante dalla situazione di pericolo in atto". Per chi si è difeso legittimamente è esclusa la responsabilità civile.
Cosa cambia
Va sottolineato che tuttavia non viene del tutto eliminato il principio della proporzionalità tra offesa e difesa: l'eccesso non è punibile solo se si è verificato uno "stato di grave turbamento" a causa di una situazione di pericolo. È stata apportata una modifica all'articolo 624 bis del codice penale: perciò si prevede che "nei casi di condanna per furto in appartamento e furto con strappo, la sospensione condizionale della pena debba essere subordinata al pagamento integrale dell’importo dovuto per il risarcimento del danno alla persona offesa".
Introdotto anche il patrocinio a spese dello Stato per chi è stato assolto, prosciolto e il cui procedimento sia stato archiviato per azioni commesse in condizioni di legittima difesa. I processi relativi a delitti di omicidio colposo e lesioni colpose personali avranno priorità nelle udienze.
Per alcuni reati contro il patrimonio (furto in abitazione, furto con strappo, rapina e ipotesi aggravate/pluriaggravate) si prevedono pene più severe.
Si rischia da uno a quattro anni per la violazione a domicilio (in tal caso si considera l'aggravante se avvenuta con violenza su persone/cose o se il colpevole è armato); da due a sei anni per il furto in abitazione.Restano invariati i protocolli italiani per la detenzione di armi.
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