Lo zig zag dei turisti tra venditori abusivi e bagarini

Sono tornati i turisti e le code per accedere alle bellezze italiane tra caldo, bagarini e ambulanti abusivi. Si tenta di limitare i danni, ma ancora molto resta da fare per rendere fluida e migliore l'offerta

Lo zig zag dei turisti tra venditori abusivi e bagarini

Sono tornati i turisti nelle città d’arte e sono tantissimi: riaccesi dalla voglia di normalità post-Covid e sospinti in Italia dalle restrizioni presenti in altri paesi del mondo. E, con i turisti, sono tornati gli abusivi di ogni specie che nei luoghi più gettonati diventano una vera calamità. Al di là del decoro dei luoghi, devastati dall’offerta selvaggia ed insistente di collanine, cappelli, giocattoli, bottigliette d’acqua, il racket imperversa, allargando le fauci su ignari acquirenti. Certo il bagarinaggio al Colosseo fa notizia, ma, intendiamoci, si tratta di un tarlo che ormai vegeta e ingrassa in tutti i principali siti d’arte della nostra bell’Italia.

La difficoltà nel trovare biglietti on-line e le estenuanti code sotto il cocente cielo di giugno hanno solo acuito un problema visibile ben prima della pandemia. Intorno al Colosseo fluttuano da decenni varie tipologie di bagarini – dall’apparenza innocua – pronti ad offrire vitali informazioni bisbigliando all’orecchio del turista esausto l’allettante possibilità di saltare quella “dannata coda”. Con l’aggiunta di qualche euro a persona per “il servizio” e qualche informazione arraffazzonata, si passa dal cancello dei gruppi prenotati e, senza insolazione garantita, ci si ritrova in un batter d’occhio al centro dell’arena mettendo finalmente a tacere gli strepiti dei figli.

Il problema all’origine è più complesso, come raccontano le guide della Capitale. “Ogni mese viene aperto il sistema di sbigliettamento in un solo giorno tour operator e gruppi di bagarinaggio si buttano sulla piattaforma e acquistano biglietti che poi rivendono rincarati. E questo accade in tutta Roma dove il singolo visitatore non trova più biglietti o li paga cifre spropositate: ad esempio ai Musei Vaticani un ingresso arriva a costare anche 45 € contro i 25 al botteghino. E chi vuol visitare passando per le vie ufficiali non trova il biglietto”.

Tutto ciò avveniva nella piena impunità a scapito del turista e del nostro patrimonio culturale, per lo meno fino al 25 luglio, quando un tavolo congiunto tra Ministero della Cultura, Prefettura e forze dell’Ordine ha determinato che chiunque entri al Colosseo, anche se inserito in un gruppo familiare o turistico, debba abbinare il biglietto a un nominativo presentando un documento di identità. Così, dal 2 luglio a chi possiede un biglietto non nominale successivo 25 giugno non verrà consentito l’ingresso né garantito il rimborso. Dovrebbe essere la fine degli accaparramenti selvaggi. “Una scelta che potrà fare da modello per le città d’arte italiane afflitte dala problema” ha dichiarato il Sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni cui fa eco la direttrice del Colosseo Alfonsina Russo: “L’attenzione e la cura verso il nostro pubblico sono al primo posto nella nostra strategia di gestione del ParCo [Parco del Colosseo] e chiunque ha il diritto di godere del nostro patrimonio usufruendo dei nostri biglietti e dei nostri servizi senza costi aggiuntivi”.

La situazione dopo il primo fine settimana di avvio del blocco non è particolarmente rosea: i limiti coprono, infatti, solo alcune tipologie (Full Experience Sotterranei Arena e l’evento serale Luna al Colosseo) e i biglietti scarseggiano comunque. Insomma si è messo una toppa ma i bagarini restano. Altrettanto resta urgente il problema dell’accoglienza e dell’assistenza ai visitatori in coda che (a logica) dovrebbe essere gestito dal museo anche oltre i suoi cancelli. Permangono, più granitici del travertino, i venditori abusivi che punteggiano i percorsi turistici di molte città d’arte con danni evidenti alla bellezza dei luoghi e alla libera fruizione, ma incredibilmente irremovibili da sempre.

A tutti i fiduciosi cacciatori della bellezza italiana non resta che rassegnarsi anche quest’estate, continuando ad abbronzarsi in coda, a saltellare tra borse taroccate, a dribblare mani che, peggio di un film horror, insistono a tenderci cappelli, ombrelli, ventilatori: gadgets di “prima necessità” del compulsivo turista.

Certo è che in questi casi, oltre al controllo delle forze dell’Ordine, ci vorrebbe anche un po’ più di consapevolezza dell’acquirente che ormai non può affermare di non saper di nutrire, con quei pochi soldi, la vorace gola dell'illegalità. A volte è più incisivo un “no” di mille sanzioni.

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