Mafia, morto boss Stefano Ganci, fedelissimo di Riina

Ganci stava scontando l'ergastolo per gli omicidi del consigliere istruttore Rocco Chinnici nel 1983 e del vicequestore Ninni Cassarà nel 1985. Era stato condannato anche per aver partecipato alla strage di via D'Ameglio

Da Wikipedia
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Si è spento all'età di 55 anni Stefano Ganci, fedelissimo di Totò Riina. Il decesso è avvenuto gli ultimi giorni del 2017 per un arresto cardiaco all'ospedale di Parma, dove stava scontando l'ergastolo. Tra gli omicidi di cui era accusato quelli del giudice Rocco Chinnici (1983) e del vicequestore Ninni Cassarà (1985). Figlio di Raffaele, boss capo del mandamento palermitano della Noce, era stato condannato anche per aver fatto parte del commando della strage di via D'Amelio, in cui morì Paolo Borsellino con la sua scorta, il 19 luglio 1992.

Durante un interrogatorio il collaboratore di giustizia Antonino Galliano rivelò che pochi minuti prima dell'attentato al giudice Borsellino Ganci aveva "anticipato" la strage con queste parole: ''Sentiti 'u buotto!" (senti il botto). La Procura di Parma ha disposto l'autopsia sul corpo di Ganci, mentre il questore di Palermo ha vietato i funerali pubblici. La salma lascerà la città emiliana nei prossimi giorni.

La famiglia

Ganci era conosciuta a Palermo perché possedeva alcune macellerie. Furono loro a coprire la latitanza di Riina e a costituire il gruppo operativo del "capo dei capi", come rivelato da alcuni pentiti.

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