È finito sotto inchiesta un maresciallo capo-plotone della brigata alpina Taurinense, accusato di avere commesso molestie sessuali nei confronti di tre donne soldato e di avere reso oggetto di continui maltrattamenti un 20enne arruolato originario del Marocco.
Secondo quanto riferito dagli inquirenti, i fatti contestati si sono verificati nell'arco di tempo che intercorre fra gennaio 2017 e gennaio 2018. Approfittando degli allenamenti delle truppe alpine, che si stavano preparando per i campionati sciistici ad Oulx ed a Pragelato (Torino), ma anche a Brusson ed al Passo del Tonale, il giovane militare, un 35enne, avrebbe più volte palpeggiato sui fianchi e sui glutei le tre soldatesse. Non solo. Secondo l'accusa il soldato avrebbe anche in più occasioni baciato le donne sulle guance. Tutto mentre, in teoria, avrebbe dovuto assisterle nelle esercitazioni.
Le vittime, che all'epoca avevano fra i 21 ed i 25 anni, non hanno inizialmente trovato il coraggio di denunciare il comportamento del loro capo-plotone. Tutto è venuto allo scoperto quando una delle ragazze, stufa di subire, ha denunciato gli episodi di molestie ad un carabiniere, che ha dato avvio alle investigazioni. Il maresciallo, sospeso dallo scorso mese di novembre, ha ricevuto in questi ultimi giorni l'avviso dell'avvenuta conclusione delle indagini (terminate a fine maggio), condotte dagli uomini dell'Arma sotto il coordinamento del pubblico ministero Barbara Badellino. L'accusa, nei suoi confronti, è quella di violenza sessuale, a cui si aggiunge l'aggravante di abuso di autorità.
Durante le indagini, inoltre, sono emersi anche altri comportamenti scorretti del 35enne che, oltre ad abusare delle soldatesse, avrebbe anche preso di mira un giovane militare. Il ragazzo, maltrattato in più occasioni, è stato spesso insultato per le proprie origini. Cosa che ha portato alla formulazione nei confronti del capo-plotone dell'accusa di maltrattamenti con l'aggravante razziale.
A finire nei guai anche due ufficiali dell'esercito, un capitano di 44 anni ed un tenente colonnello di 47. I due sono indagati rispettivamente per omessa denuncia e favoreggiamento. A quanto pare entrambi sarebbero stati a conoscenza dei fatti ma, invece di denunciare, hanno deciso di tenere nascosta la vicenda, cercando di risolvere tutto nell'ambiente militare.
Durissime le parole dello Stato Maggiore dell'Esercito, che ha voluto esprimersi sui fatti."Laddove le accuse fossero confermate, si tratta di comportamenti indegni, inaccettabili e immorali, ancora più gravi per uomini e donne che indossano l’uniforme e rappresentano lo Stato", si legge nel comunicato riportato da "Il Fatto Quotidiano".
"Tolleranza zero nel contrastare tali inammissibili condotte. Totale condanna, nessuna giustificazione e pieno rigore nel perseguire i comportamenti che violano i principi e i valori su cui si fonda l’Istituzione".
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