Ignazio Marino sale in cattedra, veste la toga e si arma di bacchetta per mettere al bando le "pubblicità sessiste" dalle strade e dai muri di Roma Capitale.
Con il nuovo regolamento comunale sugli impianti pubblicitari, ha annunciato ieri garrulo il sindaco, "gli spazi pubblicitari potranno essere venduti solo a chi rispetterà le regole inserite nella delibera del luglio del 2014, e quindi il corpo della donna non potrà essere associato a immagini che lo equiparano a un oggetto o raffigurato in maniera sessista".
Il primo cittadino lo ha annunciato nel corso dell'assegnazione del premio "Immagini Amiche", per le pubblicità rispettose del corpo e dell'immagine della donna (vinto da Assobirra per le affissioni, Lego Duplo per gli spot tv, Presa Diretta per i programmi televisivi, Always per il web, Penne e Catania pari merito come città virtuose). Dell'organizzazione del concorso, ha spiegato l'assessore alle Pari Opportunità Alessandra Cattoi, il comune non condivide solo la condanna per le immagini femminili "negative", ma anche e soprattutto l'incoraggiamento e la valorizzazione degli esempi positivi.
Ma cosa significherà, nel concreto, questa nuova misura voluta dal Campidoglio? Che vengano messe al bando le pubblicità con immagini di violenza, è ovviamente auspicabile da tutti. Ma una pubblicità che proponga l'immagine della donna come angelo del focolare, dedita alla casa e alla famiglia, che accoglienza riceverà?
È molto probabile, rivelano fonti vicine al sindaco, che si inzii a lavorare anche sulla terminologia della modulistica, soprattutto online, per combattere le "forme sessiste del linguaggio". I romani saranno dunque sommersi da una pletora di "assessore" al posto dei vecchi "assessori", dall'imperversare della "dirigenza" in luogo dei maschilisti "dirigenti" e via di questo passo.
Chissà che penseranno gli abitanti (e le abitanti, naturalmente) della Capitale quando sapranno dell'apposito comitato nominato da Renzi per riscrivere in italiano il "politically correct" del linguaggio "antisessista".
Chissà che penseranno quando si vedranno imporre, al posto degli "antichi Romani", che tutti abbiamo studiato, "l'antico popolo romano", come auspicato dai soloni ministeriali. Che poi anche "l'antico popolo romano" è un'espressione maschile. Dovremmo forse imparare a scrivere "gli antichi Romani e le antiche Romane"?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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