Continua l’arrivo dei migranti dalle coste africane. In quattrocento sono stati salvati dalla Marina Militare nel Canale di Sicilia e successivamente trasferiti da Reggio Calabria, con otto pullman, all’hotspot di Taranto che ha accolto la seconda ondata di profughi dalla sua apertura.
Circa duecento, però, dei nuovi arrivati, sono stati messi fuori dalla struttura, perché di nazionalità marocchina, secondo alcune fonti, con un decreto di respingimento differito dal territorio italiano; inoltre, secondo quanto riportato dalle autorità, non hanno voluto fare la domanda di protezione internazionale. Entro sette giorni, dovranno, quindi abbandonare l’Italia. In base a questa pratica, l’immigrato deve allontanarsi dalla frontiera di Fiumicino entro una settimana dal suo arrivo, anche se è ancora poco chiaro come chi scappa dalla fame e dalla guerra possa giungere all'aeroporto e acquistare un biglietto aereo in così poco tempo per tornare nel proprio paese.
Dei duecento respinti infatti, circa trenta persone, trovate nella stazione di Taranto, non avevano i soldi per il biglietto del treno per Roma. Le associazioni onlus, che stanno collaborando al fianco delle istituzioni, e la parlamentare di Sel, Donatella Duranti, sono intervenuti presentando il problema al sindaco di Taranto, Ippazio Stefano. E’ stata, pertanto, attrezzata una struttura di emergenza, un ex campo di basket della città dove questa notte circa venti profughi potranno dormire. Domani si vedrà: nessuna certezza, nessuna garanzia per gli immigrati; dovranno rispettare l’ordinanza di allontanamento. I pugliesi rischiano di avere più immigrati espulsi e liberi sul territorio.
Non è chiara ancora la gestione dell’hotspot di Taranto che sembra diventare un vero e proprio problema sociale.
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