L'imprenditrice Giulia Ligresti, figlia di Salvatore, stando a quanto espresso in merito dai magistrati del Tribunale di Milano, non potrà contare su un risarcimento consequenziale all'"errore giudiziario" che è stato compiuto nei suoi confronti.
La Ligresti verrà risarcita per i sedici giorni che ha dovuto trascorrere in carcere. Quelli che hanno rappresentato una "ingiusta detenzione". Ma basta?
La vicenda può essere declinata pure sul piano dell'attualità politica, con il referendum sulla Giustizia che si avvicina, con la ventilata speranza da parte di alcuni che l'intero "Sistema" possa subire uno scossone, ed il tema della responsabilità dei magistrati che continua ad accompagnare il dibattito pubblico. Per quel che riguarda l'"ingiusta detenzione" della Ligresti, la cifra che è stata prevista è quella di 16mila euro. Come ripercorso dal Corriere della Sera, però, il risarcimento terrà in considerazione soltanto i sedici giorni che la Ligresti ha dovuto passare all'interno del carcere ai tempi della custodia cautelare.
Ci sarebbero pure i quasi due mesi ai domiciliari e le venti giornate del 2018 - quelle che la Ligresti ha passato sempre in carcere - ma per quelli è stato deciso di non disporre nulla in termini economici. L'imprenditrice - vale la pena rimarcarlo - risulta essere stata scagionata. Dopo un patteggiamento, la Corte d'Appello milanese ha rivisto quanto deciso da un magistrato incaricato a Torino, in relazione all'assoluzione che aveva riguardato il fratello e due managere della compagnia assicurativa, la Fonsai, che era stata al centro del caso
"La sentenza di Milano – avevano osservato nel 2019 i suoi legali, così come si legge ancora sull'Agi – restituisce piena dignità a Giulia Ligresti, bersaglio di un’ingiusta carcerazione e ristabilisce la verità su un’operazione finanziaria la cui reale storia inizia finalmente a essere scritta. Non ci fu nessun crac e nessuna responsabilità da parte della famiglia".
Il risarcimento è stato calibrato sulla cifra di mille euro al giorno. E questo nonostante l'imprenditrice avesse chiesto meno. La motivazione - come può essere approfondito sempre sul Corriere della Sera - è dipesa pure dalla mediaticità del caso.
In generale, però, Ligresti aveva domandato molto di più: 1,3 milioni, che avrebbero dovuto comprendere "l'errore giudiziario". Del resto la sentenza sul caso è cristallina: "Il fatto non sussiste". Ma la Corte d'Appello ha deciso in maniera differente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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