No Tav, chiamò "pecorella" un carabiniere: condannato a 4 mesi

Nel febbraio 2012 Marco Bruno provocò e offese un militare, che non reagì

Il faccia a faccia tra il "no Tav" e il carabiniere
Il faccia a faccia tra il "no Tav" e il carabiniere

Ricordate il militante "no Tav" che si avvicinò al viso di un carabiniere per provocarlo e lo definì, con scherno, "pecorella"? Oggi l'autore di quegli insulti è stato condannato a 4 mesi per oltraggio a pubblico ufficiale (l'accusa aveva chiesto sei mesi). L'offesa, immortalata da un filmato, fu ripresa da tutti i siti internet e i telegiornali.

È il 28 febbraio 2012: centinaia di No Tav hanno occupato lo svincolo di Chianocco dell'autostrada Torino-Bardonecchia. L'occupazione è avvenuta poche ore dopo la caduta da un traliccio davanti al cantiere della Tav di Chiomonte di Luca Abbà, un militante valsusino. Un "no Tav " imbizzarrito, Marco Bruno, si avvicina a un carabiniere in assetto antisommossa e fa di tutto per fargli saltare i nervi: "Che fai pecorella?... Vorrei vederti sparare". Il militare, Stefano Fadda, resta impassibile e non cade nella provocazione.

Il no Tav va avanti e lo stuzzica ancora, in un crescendo di inaudita stupidità: "Che pecorella sei? Non ce l’hanno un nome o un numero? Lo sia che sei un illegale? Dovresti avere un numero di riconoscimento. Io così non so chi sei". E insiste: "Gli dai anche i bacini alla tua ragazza con quella mascherina? Così non gli attacchi le malattie". Poi arrivano le offese finali: "Bravo, bravo. Comunque per quello che guadagni non vale la pena stare qui. Vi siete divertiti? Fra sei ore ci vediamo qua, il cantiere dura per vent'anni... vai in pensione vestito così, vestito come uno stronzo. E noi ci divertiamo a guardare voi stronzi".

Le immagini di quell'assurdo siparietto vengono riprese da una troupe del Corriere.it e rimbalzano su tutte le testate nazionali. Il carabiniere insultato, che non ha mai sporto querela, non reagisce alle parole di Bruno. Per il suo comportamento più tardi riceverà un encomio dal comandante generale dell’Arma, Leonardo Gallitelli, per la "fermezza e la compostezza professionale". Il no Tav, invece, che aveva fatto una maldestra richiesta di scuse in tv, ha rimediato una condanna a quattro mesi.

Le due versioni in tribunale

"L’ho guardato negli occhi e non gli ho risposto. La sua era una provocazione, un modo di istigare una reazione. Ma quando ha visto che la reazione non c’è stata, se n’è andato", ha rdetto il carabiniere nell’udienza dello scorso 29 novembre, ricostruendo in tribunale l’episodio. Di ben altro parere il legale del No Tav, imputato anche in altri procedimenti.

Per l’avvocato Claudio Novaro il "minuscolo episodio" venne "qualificato in modo straordinario" dai media, che fecero paralleli con la Somalia e Sarajevo e parlarono di "squadrismo" e "volto disumano del movimento No Tav" con l’effetto di distogliere l’attenzione da quanto era avvenuto due giorni prima, la caduta da un traliccio dell’attivista Luca Abbà.

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