La scuola rischia di non ripartire a settembre, o di ripartire zoppa, ma non si può dire, altrimenti rischi di offendere la sensibilità della ministra che è a capo di quel dicastero, la grillina Lucia Azzolina. «I giornali mi attaccano - si è lamentata pubblicamente - solo perché sono donna e giovane». E pure bella, aggiungiamo noi, ma che c'entra? Ci sono donne capaci e altre no, donne intelligenti e altre stupide, esattamente come tra gli uomini. Ed essere giovani (si fa per dire, la ministra va verso la quarantina, quindi è più signora che ragazza) non offre alcuna garanzia di qualità, semmai, all'inverso, fa correre il rischio dell'inesperienza.
Adoro le donne, giovani e non giovani, ma basta con questa menata del sessismo come salvacondotto permanente. Voglio potere dire liberamente, in base ai fatti, «Azzolina incapace» come ho sempre detto «Toninelli incapace», senza dovere per questo subire un processo etico o passare io per un poco di buono.
Siamo sicuri, almeno per quello che ne sappiamo, che Lucia Azzolina sia una brava (ex) ragazza, ma anche questo - così come il genere è l'età - non conta. Non stiamo parlando della persona, ma del ministro. E qui casca l'asino, perché neppure le sue due lauree e qualche anno di insegnamento nelle scuole superiori l'hanno portata al livello di capacità richiesto per l'incarico che ricopre. Senza scomodare i suoi illustri predecessori Benedetto Croce e Giovanni Gentile - oggettivamente inarrivabili non solo per lei -, alla Azzolina mancano proprio le basi per gestire una situazione così complicata quale è la scuola italiana, per di più devastata dall'emergenza Coronavirus.
Non ci si inventa ministri, neppure primi ministri, e non basta essere stato insegnante per dirigere la scuola, medico per comandare la sanità. La politica è innanzitutto esperienza politica, conoscenza della macchina statale, relazioni e capacità di convincimento, donna o uomo che tu sia.
Ci sarà un motivo per cui non ho mai sentito Angela Merkel difendersi da attacchi, anche feroci, sventolando la sua sottana: «Contestazioni e polemiche - disse - sono parte della cultura democratica». E ho sentito Margaret Thatcher dire: «Essere potenti è come essere una signora, se hai bisogno di dirlo non lo sei».
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