"Non so quale sia la sua". Capuozzo sbotta: la dura risposta

Criticato costantemente per l'esposizione di dubbi sulla guerra in Ucraina, Toni Capuozzo risponde in un post a un commento di Beppe Severgnini

"Non so quale sia la sua". Capuozzo sbotta: la dura risposta

Toni Capuozzo è uno degli inviati di guerra con maggiore esperienza del nostro Paese. Appartiene alla vecchia guardia, ha vissuto da vicino i più grandi conflitti del pianeta a partire dagli anni Ottanta, ponendosi di volta in volta le domande più scomode per la comprensione di quello che stava accadendo. Nonostante ora non operi sul campo nel conflitto in Ucraina, Toni Capuozzo ne segue gli sviluppi e ne analizza gli scenari attraverso i suoi profili social e in tv. Continua a porsi domande e questo suo modo di fare l'ha portato a ricevere numerose critiche, sia dall'opinione pubblica che dai colleghi.

A Quarta Repubblica, in un intervento amaro e quasi rassegnato, Toni Capuozzo ha risposto agli attacchi che riceve quotidianamente, soprattutto sui social, lasciando intendere che avrebbe espresso le sue idee con meno frequenza per non continuare a essere il bersaglio di chi non la pensa come lui. Tuttavia, non ha potuto fare a meno di replicare a Beppe Severgnini, che ha parlato di un lui in un suo commento pubblicato sul Corriere della sera, proprio in merito ai dubbi esposti da Toni Capuozzo in merito ad alcuni aspetti della guerra in Ucraina.

Il giornalista del Corriere della sera scrive: "Mettere in dubbio il massacro di Bucha - come ha fatto Toni Capuozzo in altre sedi - è profondamente sbagliato: ci sono centinaia di giornalisti sul posto, e tutte - sottolineo tutte - le grandi testate internazionali hanno confermato le esecuzioni e le fosse comuni. Certo, bisogna ragionare su tutto: ma questi interventi, mentre le truppe russe avanzano e le stragi aumentano, mostrano un errore grave di prospettiva".

La risposta di Toni Capuozzo non è tardata ad arrivare, contestando a Severgnini l'assodata certezza di un'unica giusta prospettiva: "Non so quale sia la prospettiva di Beppe Severgnini (che comunque si guarda bene dal rispondere alle mie domande). Però posso intuirlo dalla domanda retorica (quelle cui non puoi rispondere NO) che il suo Corriere della Sera, dopo aver raccontato l'eroica resistenza di Azov a Mariupol, pone ai lettori: basteranno le armi?". Il riferimento è all'articolo pubblicato da Toni Capuozzo in allegato al suo post, in cui nel titolo ci si domanda se il nuovo invio di armi sarà sufficiente per la resistenza ucraina nel Donbass.

In un post precedente, così come nei suoi interventi televisivi, Toni Capuozzo è tornato sull'accusa che gli viene mossa più spesso, ossia quella di negare il massacro di Bucha, spiegando: "Non c’è dubbio alcuno che i russi abbiano commesso crimini durante l’occupazione di Bucha. A testimoniarlo ci sono le fosse comuni scavate dietro alla chiesa. I 350 corpi che contengono raccontano quello che è successo. Le mie perplessità riguardano i morti che dal 3 aprile vengono ritrovati per strada, in quella ormai tristemente famosa via Jablonskaja, la via del Melo". Il giornalista ha poi aggiunto: "Il mio dubbio è che quei cadaveri non appartenessero all’orrendo capitolo precedente (i russi se n’erano andati il 30 marzo) ma fossero il risultato di un’operazione di un corpo speciale della polizia ucraina (ho riportato l’articolo della stampa ucraina che annunciava la caccia a Bucha di sabotatori e collaborazionisti). Oppure che fossero vittime dei russi recuperati dalle cantine e dai cortili e disposte sulla strada a beneficio delle televisioni".

Tra i tanti commenti ricevuti dal post di Toni Capuozzo dedicato al giornalista del Corriere della sera si legge: "Beppe Severgnini, la scorsa settimana, aveva titolato la sua rubrica 'chi dubita,offende', una

affermazione bruttissima in una democrazia. Dubitare permette di vedere le cose da più punti vista e prendere in considerazione scenari diversi. Grazie per gli spunti di riflessione che lei offre".

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