«Do not cite, quote or distribute». È quel che sta scritto su ogni singola pagina delle 545 di una bozza firmata da un manipolo di 44 signori che, a leggere il New York Times (e da noi, il Corriere della Sera, che fa rimbalzare la notizia per il pubblico italiano), starebbero reiterando l’allarme global warming. Cominciamo subito con l’osservare che questi 44 signori si discreditano da soli sul nascere, visto che la loro bozza, che volevano riservatissima, l’hanno consegnata in pasto alla cosiddetta pubblica opinione. La quale bozza, peraltro, non dovrebbe essere consegnata alla pubblica opinione neanche quando, completata, sarà cessata ogni voglia di riservatezza. Il documento, infatti – sta scritto sempre nella bozza – è diretto esclusivamente ai tecnici del settore. La motivazione di queste precauzioni sono ovvie: i non tecnici – nel caso specifico il mondo ambientalista e politico – sovente non sono in grado di leggere i documenti tecnici, ove ogni singola sfumatura di linguaggio pesa quanto un macigno. Per esempio, si cambia completamente il senso di un verbo se esso, messo al condizionale nel documento tecnico, viene riportato all’indicativo sui giornali, in tv o nelle aule dei parlamenti. E di affermazioni al condizionale – ahimè – la bozza è piena. Per fare un altro esempio, nel titolo della notizia riportata il Corsera scrive – citando la riservatissima bozza – di aumento di temperatura media globale 1,6 gradi dal 1880 al 2015. Ma la bozza tecnica scrive di gradi Fahrenheit, che sono meno di 0,9 gradi Celsius. E, in questo, il quotidiano italiano non ha neanche l’attenuante dell’ignoranza, perché ciò che è non detto nel titolo, è però detto nel corpo dell’articolo. D’altra parte a questa disinformazione ci siamo abituati: le calde giornate di questa estate sono state rese ancora più insopportabili dalle temperature dichiarate nei titoli dei giornali e dei telegiornali, che sono state invariabilmente non le temperature reali ma quelle percepite, magari 32 le prime e 42 le seconde. Ma veniamo all’allarme. Se di allarme si tratta.
Dunque fatemi capire, la temperatura media del pianeta – qualunque cosa ciò significhi, ammesso che significhi qualcosa – ha una variazione di 0,9 gradi in 135 anni e questo lo chiamiamo cambiamento climatico? Non bisogna essere premi Nobel in geologia per comprendere che se questi sono i fatti, allora possiamo tutti dormire sonni, non tranquilli, ma tranquillissimi: una variabilità di appena un grado Celsius in oltre 100 anni in un pianeta ove la temperatura oscilla entro un intervallo di 100 gradi Celsius (da –50° ai Poli a +50° all’Equatore) significa che il clima è, oltre ogni aspettativa, straordinariamente stabile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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