Uccise l'uomo che voleva violentarla: assolta per legittima difesa

La 25enne investì l’uomo per non essere violentata. Il suo carnefice venne ritrovato senza vita in un campo, con i pantaloni abbassati

Uccise l'uomo che voleva violentarla: assolta per legittima difesa

Aurela Perhati è stata assolta dall’accusa di omicidio nei confronti di Massimo Garitta, l’uomo che voleva violentarla. Legittima difesa per la donna che aveva investito il 53enne nel tentativo di scappare. L’uomo era stato poi ritrovato senza vita la mattina di Capodanno del 2019 in un campo, compreso tra l'ex Statale del Turchino e la massicciata della ferrovia a Ovada, nell'Alessandrino. L’allora 24enne, ex commessa nell’Outlet di Serravalle Scrivia con problemi psichici, era stata accusata di omicidio, secondo l’accusa volontario, e ieri, venerdì 24 luglio, è stata invece assolta per legittima difesa. Fatto di non poca importanza: il cadavere del Garitta era stato trovato con i pantaloni abbassati.

L'interrogatorio e la carcerazione

La mattina del 4 gennaio la giovane, incensurata, era stata arrestata dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Alessandria e della compagnia di Acqui Terme e, a seguito di un lungo interrogatorio, aveva confessato di averlo investito con la sua Ypsilon, sulla quale lo aveva fatto salire poco prima, ma che non aveva l’idea di ucciderlo. I militari erano riusciti ad arrivare alla Perhati grazie ai caratteri alfanumerici e al marchio della marmitta dell'auto della giovane che lo aveva travolto, rimasti impressi sul giubbotto di pelle della vittima. Subito la ragazza aveva raccontato alle forze dell’ordine del tentato abuso sessuale da parte dell’uomo, conosciuto in zona perché implicato in fatti di droga. Il racconto della 25enne, residente a Ovada e di origini albanesi, era però apparso contraddittorio in alcun sue parti ed era per questo finita in carcere a Vercelli.

Perhati assolta per legittima difesa

I legali della donna, Giuseppe Cormaio e Marco Conti, avevano spiegato che le sue incongruenze erano probabilmente dovute ai suoi problemi di natura psichiatrica. La perizia richiesta dal Gip aveva infatti confermato che durante l’interrogatorio la Perhati era affetta da grave disturbo schizoaffettivo. A seguito della perizia l’accusata era stata posta ai domiciliari, revocati ieri subito dopo la sentenza di assoluzione. Sconterà adesso un periodo in comunità. Durante il processo gli avvocati della difesa avevano puntato anche sulle perizie riguardanti i segni lasciati dall’auto sull'erba, che evidenzierebbero una fuga disperata.

La procura di Alessandria aveva chiesto 8 anni di carcere in abbreviato. Le tracce lasciate dai pneumatici erano in questo caso stati considerati un chiaro segno di volontà di uccidere. Ieri l'assoluzione per legittima difesa sembra aver fugato ogni dubbio.

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