Svolta all'Agenzia delle Entrate: batte cassa dalle prostitute

A Rimini il Fisco chiede alle prostitute di dimostrare la provenienza dei propri redditi. Loro rispondono: "È prostituzione, ma fatemi aprire una partita Iva"

Svolta all'Agenzia delle Entrate: batte cassa dalle prostitute

A Rimini, l'Agenzia delle Entrate ha trovato una nuova categoria da mettere nel mirino: quella delle prostitute. Nel capoluogo romagnolo, il fisco ha avviato una serie di verifiche sui conti correnti bancari delle lucciole, per appurare la provenienza delle ingenti cifre rilevate.

In particolare, l'Agenzia ha convocato una straniera che esercita in Riviera da diversi anni, chiedendole conto di quei depositi, sempre in contanti, sul conto corrente. Le contestazioni fanno riferimento a una serie di versamenti risalenti al 2011. Se le spiegazioni fornite non dovessero risultare soddisfacenti, scatterà "l'accertamento induttivo" e partirà il limite dei 60 giorni per la presentazione delle memorie induttive.

Peccato però che, come spiega il legale della professionista, non ci sia alcun mistero: "Ci difenderemo dicendo la verità - ha annunciato l'avv. Lunedei - che la mia cliente esercita la prostituzione, quindi dovranno spiegarci come aprire partita Iva, scaricare le spese e tenere una contabilità".

Nel 2013 la Cassazione aveva sentenziato che i redditi da prostituzione sono soggetti ad imposizione diretta. Peccato che, in assenza di una legislazione nazionale, il quadro rimanga completamente senza regole. E le prostitute non hanno alcuna indicazione, né sui propri doveri né sui propri diritti.

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