I giudici amministrativi vogliono decidere anche quali sono le cure migliori per gli italiani. Il Tar del Lazio ha, infatti, sospeso il decreto di nomina della commissione nominata dal dicastero guidato da Beatrice Lorenzin e che a settembre aveva bocciato il "metodo Stamina". Sconfessando il comitato scientifico, che aveva bandito la terapia messa a punto dalla Stamina Foundation, è stato anche accolto il ricorso del presidente Davide Vannoni e, di conseguenza, sospeso il parere contrario alla sperimentazione.
Per risalire all’origine del caso Stamina bisogna tornare indietro al maggio del 2010, quando la procura di Torino ha aperto un’inchiesta sulle attività dell'associazionefondata nel 2009 da Vannoni "per sostenere la ricerca sul trapianto di cellule staminali mesenchimali e diffondere in Italia la cultura della medicina rigenerativa". Le ispezioni e le indagini hanno portato tutte alla stessa conclusione: bloccare la somministrazione dei trattamenti non solo perché la possibile efficacia non è documentata scientificamente, ma anche perché le procedure per la preparazione delle staminali non rispetterebbero gli standard di sicurezza. Alle accuse Vannoni ha sempre risposto che sul suo metodo esiste un brevetto e, per questo, si sarebbe rifiutato di rendere accessibili i dettagli sulle sue procedure. Da allora la battaglia si è spostata nei tribunali. La vicenda è, tuttavia, esplosa una volta arrivata sui media. Dopo numerosi servizi mandati in onda dalle Iene, il caso Stamina è infatti entrato nelle case di tutti gli italiani. La storia che ha commosso tutta l’Italia riguarda la piccola Sofia, la bimba affetta da leucodistrofia metacromatica a cui il tribunale di Firenze aveva imposto lo stop delle cura in virtù dell’ordinanza Aifa. Dopo un tam tam mediatico, cavalcato anche da Adriano Celentano in una lettera al Corriere della Sera, il ministero della Salute ha inizialmente dato il via libera alle cure scatenando le critiche della comunità scientifica. Contro il decreto dell'ex ministro della Salute Renato Balduzzi, che prevedeva l’avvio di una sperimentazione di 18 mesi, previa valutazione del protocollo da parte di un comitato di esperti, si è schierato anche il Nobel Shinya Yamanaka chiedendo all’Italia di fare un passo indietro.
Determinante è stato il parere del comitato di esperti che lo scorso settembre hanno bocciato il protocollo per la mancanza di evidenze scientifiche a sostegno della sicurezza e dell’efficacia del metodo. Ma lo stop alla sperimentazione è stato impugnato da Vannoni presentando ricorso al Tar del Lazio. Nell'ordinanza pubblicata oggi i giudici amministrativi, che hanno fissato l’11 giugno l’udienza di merito, hanno invitato il dicastero della Salute ad aprire un’istruttoria approfondita.
"È necessario che ai lavori del comitato scientifico - si legge nell'ordinanza - partecipino esperti, eventualmente anche stranieri, che sulla questione non hanno già preso posizione o, se ciò non è possibile essendosi tutti gli esperti già esposti, che siano chiamati in seno al Comitato, in pari misura, anche coloro che si sono espressi in favore del metodo". A questo punto il ministero della Salute dovrà nominare un nuovo comitato scientifico di esperti per una nuova valutazione del protocollo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.