Ora la Lega non dimentichi il "suo" Nord

Oltre che di sicurezza Salvini deve occuparsi anche delle politiche economiche di un governo che appare lontano anni luce da quell'idem sentire del suo Nord

Ora la Lega non dimentichi il "suo" Nord

C'era una volta la Lega Nord. Adesso non c'è più, c'è la Lega e basta, e cerca consensi in tutta Italia.

Il Nord però c'è ancora, e resta il serbatoio principale di voti del partito ieri di Bossi e oggi di Salvini. E che cos'è il Nord? Di che cosa è fatto? Qual è il suo collante, la sua anima? Quando Bossi voleva fare la Padania, gli si rispondeva che la Padania non esiste, perché non ha nemmeno una lingua comune come ce l'hanno, ad esempio, la Catalogna o i Paesi Baschi. Era un'obiezione più che fondata. La Padania non è una comunità ma un insieme di comunità, per tanti aspetti molto diverse fra loro. C'è grande differenza e perfino rivalità, ad esempio, fra le due regioni in cui la Lega è sempre stata più forte, la Lombardia e il Veneto. I veneti guardano ai lombardi con sufficienza, li considerano ancora dei sudditi perché al tempo della Serenissima mezza Lombardia era sotto Venezia. E poi la Liga è nata prima della Lega: in questo, Bossi è stato un imitatore. Ma perfino fra gli stessi veneti si fanno delle differenze, i veneziani considerano «quelli della terraferma» contadini o comunque eredi di contadini, mentre loro sono gran signori. Una volta, quando Bossi e i suoi arrivarono a Venezia per il tradizionale rito dell'ampolla, furono accolti da uno striscione: «Tornate a casa bifolchi». Insomma la Padania, come unità culturale e linguistica, non esiste.

Ma a questa obiezione Bossi rispondeva sempre dicendo che c'è «un idem sentire» che fa del Nord un popolo coeso: ed è la sua cultura del lavoro, del tirare su la saracinesca la mattina, della capacità d'impresa, di senso del merito, del saper rischiare perfino il capitale familiare. E su questo Bossi aveva ragione. Questo è il Nord, con il suo Pil tedesco, la sua piccola e media impresa d'eccellenza, il suo spirito liberale, la sua sanità modello.

Questo è il Nord che ha dato tanti voti alla Lega, ma c'è da chiedersi fino a quando continuerà a votarla se Salvini insisterà nell'assecondare le politiche economiche dei Cinque Stelle, i loro decreti dignità, le loro domeniche austere, le loro proposte di togliere i soldi ai pensionati che hanno lavorato tutta la vita per darli, come reddito di cittadinanza, a chi non ha mai lavorato oppure lavora in nero.

Salvini è ministro dell'Interno e come tale deve occuparsi di sicurezza. Ma è anche il leader politico della Lega e come tale deve occuparsi, anzi preoccuparsi pure delle politiche economiche di un governo che appare lontano anni luce da quell'«idem sentire» del suo Nord.

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