"Un più rigido limite tra le funzioni giudiziarie e le attività politiche deve essere definito in Italia: la cornice legale italiana presenta chiaramente numerose lacune e inconsistenze, che sollevano interrogativi dal punto di vista della separazione dei poteri e sulla necessaria indipendenza e imparzialità dei giudici". A dirlo è il Gruppo di Stati contro la corruzione del Consiglio d'Europa (Greco) nel rapporto sull'Italia in cui esamina le misure contro la corruzione dei parlamentari, giudici e pubblici ministeri, e in cui espone varie raccomandazioni.
Il Gruppo cita il fatto che attualmente "non sia richiesto ai magistrati di lasciare in via speciale l'incarico per essere eletti o nominati nei governi locali". Quindi, "raccomanda che sia stabilito un vincolo sulla copertura simultanea dell'incarico di magistrato e di membro di un governo locale" e "più in generale che la questione dell'attività politica dei magistrati sia gestita in tutti i suoi aspetti a livello legislativo, dato il suo impatto sui principi fondamentali di indipendenza e imparzialità, sia reali sia percepiti, della magistratura".
Per questi motivi suggerisce di "prevedere per legge l'incompatibilità tra l'esercizio simultaneo della funzione di magistrato e quella di membro di un'amministrazione locale. Più in generale, trattare la questione dell'impegno dei magistrati nella vita politica sotto tutti gli aspetti sul piano legislativo, in ragione del suo impatto sui principi di indipendenza e di imparzialità (reali o percepiti) del sistema giudiziario".
Il Greco raccomanda inoltre al nostro Paese di "rafforzare il controllo delle dichiarazioni dei redditi dei magistrati, in particolare garantendo una verifica più approfondita delle dichiarazioni stesse e sanzionando in seguito le violazioni riscontrate". Per l'organo del Consiglio d'Europa, infine, "il ruolo di supervisione del Consiglio Superiore della Magistratura sui programmi organizzativi delle Procure dovrebbe essere rafforzato, per aumentare la trasparenza e l'obiettività della gestione". In particolare, "i poteri decisionali e le funzioni di supervisione e di controllo dei Procuratori Capo sono logici ed accettabili in una struttura gerarchica e anche necessari per garantire l'efficienza e l'uniformità del lavoro degli uffici dei procuratori.
Tuttavia - sottolinea il rapporto - le decisioni sull'assegnazione dei casi, come pure i meccanismi per risolvere potenziali conflitti all'interno degli uffici, dovrebbero essere guidati da criteri rigidi e prestabiliti, soggetti a controlli da parte del Csm".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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