Bella dentro lo è sempre stata. Bella fuori è tornata ad esserlo gradualmente. Operazione dopo operazione. Tante che quasi ha perso il conto. Interventi di chirurgia plastica per ridare forma a un volto devastato dall'acido. L'uomo che - un tempo - aveva amato si avvicina, le lancia un liquido in faccia: sembra acqua, invece è «fuoco» liquido che brucia il volto, fin quasi a scarnificare le ossa; forse il sogno malato di Edison è incenerire l'anima di Gessica, «rea» ai suoi occhi di aver chiuso una relazione ormai tossica. Sono passati 4 anni da quel maledetto 10 gennaio 2017. Da allora una benda punteggiata da strass copre l'occhio destro di Gessica. Edison Tavares è stato condannato a 15 anni di carcere.
Lui nega l'evidenza e si dichiara innocente.
«Ammettere la propria colpa lo farebbe vergognare di se stesso. Una sconfitta che non potrà mai accettare».
Qual è l'identikit psicologico della persona che si arma di una bottiglia di acido?
«Sono soggetti privi di empatia. Manipolano gli altri attraverso deliri narcisistici di onnipotenza e atteggiamenti prevaricatori».
Si comincia con piccole cose, poi alzano l'asticella.
«Prima ti gratificano per farsi accettare mostrando il lato migliore. Costruiscono dipendenza affettiva. Poi comincia l'opera di distruzione. Pezzo per pezzo. E se la vittima trova la forza di uscire dalla gabbia, loro non possono accettarlo. Devono annientare la preda».
Quando va nelle scuole cosa dice ai giovani?
«Racconto la mia esperienza. Vorrei che capissero l'importanza del rispetto reciproco. Ma anche il coraggio della denuncia».
Un alunno le ha chiesto: «Gessica, perdonerai mai il tuo carnefice?».
«Non c'è perdono senza pentimento. Il mio aggressore non si è mai pentito. Ma io so che solo il perdono mi consentirà davvero di voltare pagina. Quel giorno arriverà. Lo farò per me, non per Tavares. Lui dovrà vedersela con Dio».
Lei crede in Dio?
«Sì. La fede mi è stata di conforto».
Oggi esce il suo libro «Nata sotto una buona stella» (Mondadori). È il racconto appassionante di una rinascita.
«Da anni sono impegnata nel sociale contro i delitti di genere. La mia testimonianza è un messaggio di speranza».
Rivolto a chi?
«Alle vittime di soprusi. Ma pure agli uomini delle istituzioni».
Compreso il legislatore, magari per evitare che gli autori di certi reati beneficino (come accaduto a Edison Tavares, ndr) del rito abbreviato».
«Nessuno sconto di pena. Io, la mia pena, la sto scontando per intero, senza sconti».
Sulla foto della copertina del libro il suo viso è intarsiato di segni dorati. Cosa significano?
«Una vecchia tecnica giapponese, il Kintsugi, consiste nel riparare vasi rotti inserendo oro nelle crepe. È la metafora di questa mia seconda vita. Il bene può sgorgare anche dalle ferite».
Anche il titolo del libro è improntato all'ottimismo.
«Dopo un lungo lavoro di studio e introspezione ho chiuso un ciclo. Mi ritengo fortunata. E sono tornata a vedermi bella».
«Nata sotto una buona stella» si apre con una toccante dedica a suo padre. «A te, papà, nella speranza che tu mi stia guardando, da qualche parte, e che possa essere fiero di me».
Non teme di essere invitata in tv a interpretare il ruolo del «caso umano»?
«No, mai. Rispetto alla mia storia mi pongo in modo algido per proteggere me e chi mi ascolta dall'onda emotiva dell'esperienza personale».
È apprezzata come modella, cantante, ballerina, attrice.
«In verità, come attrice, sono una capra».
Ps (E finalmente l'«algida» Gessica si scioglie in una risata liberatoria ndr).
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.