Dopo la serata-evento de "La ballata per Genova", che ha portato sul palco di piazzale Kennedy alcuni dei volti più noti della scena musicale italiana, la città della Lanterna torna a concentrarsi sulla questione del ponte Morandi. Il relitto del viadotto Polcevera è ancora lì, pur smontato di due pile - la 4 e la 5, quelle nel tratto di ponente - e sei tamponi. I lavori vanno avanti senza sosta da mesi e adesso, nel mirino dei demolitori dell'Ati (Associazione temporanea di imprese) al servizio della struttura commissariale guidata dal sindaco genovese Marco Bucci, ci sono le pile 10 e 11. Quelle di levante, le più delicate in quanto a ridosso delle abitazioni. Pile che saranno abbattute con l'esplosivo.
Operazione che porta con sé un problema non indifferente. Infatti, nelle vicinanze del ponte abitano circa 3 mila persone, per la precisione 3.171. Oggetto del piano di evacuazione che il Comune di Genova, d'accordo con la struttura commissariale, sta predisponendo affinché la demolizione possa avvenire senza conseguenze per la salute dei residenti. In questo senso, è dall'inizio di giugno che si stanno portando avanti le operazioni di mitigazione delle polveri attraverso l'installazione di vasche di contenimento riempite d'acqua. Tuttavia, per evitare ogni rischio, è già stata messa in moto la macchina organizzativa per evacuare l'area più prossima alle pile che saranno abbattute. Tra il 15 e il 19 giugno, come riferisce la struttura commissariale, personale di Protezione Civile e polizia locale si recherà presso le abitazioni della zona interessata dall’evacuazione per la demolizione delle pile 10 e 11, per un questionario finalizzato al censimento delle esigenze della cittadinanza per quel giorno e per fornire informazioni sui comportamenti da adottare.
Il piano di sicurezza prevede l'evacuazione di 3.171 persone in un raggio di 300 metri dal ponte. Il maxi esodo scatterà alle 7 del mattino, quando le persone saranno portate con gli autobus negli otto punti di raccolta allestiti dalla Protezione Civile. Nella seconda fascia, tra i 300 e i 400 metri dal punto dell’esplosione, l’evacuazione non sarà obbligatoria. Chi lo vorrà, potrà uscire entro le 8 del mattino e non sarà possibile rientrare prima delle 15. Gli altri dovranno rimanere chiusi in casa con finestre, persiane e tapparelle chiuse dalle 9 alle 15. Tutta questa zona verrà chiusa al traffico e sgomberata dai veicoli. Anziani, disabili, invalidi e donne incinte, che potranno chiedere di essere trasferiti in altre strutture, saranno ospitate in albergo dalla notte precedente l'esplosione a quella successiva (per due notti). Alcuni impianti sportivi apriranno in via eccezionale per accogliere gli sfollati.
La data scelta per l'evacuazione dei residenti e la contestuale demolizione delle pile è il 24 giugno. "La data è confermata, mi auguro che non ci siano ritardi - ha detto il sindaco Bucci - Andremo avanti fino a quando non si fa. Ogni giorno che Genova perde nell’abbattere il ponte è un giorno in meno verso la rinascita". Il 24 giugno è la "best option" di Bucci, ma non è da escludere un rinvio a uno qualsiasi dei giorni successivi. La decisione finale ci sarà dopo l'ultimo sopralluogo della commissione esplosivi in cantiere, a cui spetta l'ultimo via libera. Prima, però, serve l'ok del Ministero dell'Ambiente.
L'importante, per il sindaco Bucci, il presidente ligure Toti e i genovesi, è far presto. Il sindaco di Genova ha detto più volte che il nuovo ponte deve essere pronto entro l'aprile 2020. Dead-line ambiziosa ma non impossibile da rispettare, salvo ritardi e lungaggini dovute alla burocrazia. A questo proposito, qualche giorno fa il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha espresso la sua preoccupazione circa una possibile dilatazione dei tempi per la demolizione di ponte Morandi. "Non faccio rallentare i lavori da qualche burocrate che sta a Roma. Abbiamo fatto una promessa ai genovesi e ai liguri e la manterremo". Salvini si riferiva all'Ispra, ente del Ministero dell'Ambiente che, rispondendo a un quesito della Città metropolitana di Genova sul riutilizzo dei detriti del ponte, ha detto che la presenza in essi anche solo di una fibra di amianto li rende rifiuti pericolosi, rallentando tutto il processo.
Nelle stesse ore, anche il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, aveva espresso una certa preoccupazione. "Le prese di posizione del Ministero dell'Ambiente circa la classificazione delle macerie del ponte Morandi, che potrebbero generare problematiche sulle tempistiche di demolizione del viadotto ma anche portare a un aggravio complessivo per il sistema dell'edilizia, già in grave crisi.
Occorre che al più presto che il Ministero dia risposte rapide e convincenti affinchè si possa procedere al più presto, e nei tempi previsti, alla demolizione di quel che resta del ponte e allo smaltimento delle macerie con tutte le opportune tecnologie messe in atto per salvaguardare la salute dei cittadini. Occorre, inoltre, che si abbandonino politiche ideologiche e strumentali che possano solo produrre un grave danno alla competitività di un Paese già fanalino di coda in Europa".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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