Prestigiatori giallorossi: et voilà il seggio

Fa così chic presentarsi in politica come esponenti di spicco della società civile, senza però rivelare agli elettori che nell'armadietto di servizio è già pronto un bel paracadute per atterrare in Parlamento.

Prestigiatori giallorossi: et voilà il seggio

Fa così chic presentarsi in politica come esponenti di spicco della società civile, senza però rivelare agli elettori che nell'armadietto di servizio è già pronto un bel paracadute per atterrare in Parlamento. Lo strumento non va neppure inventato, si chiama «elezioni suppletive» e va per la maggiore tra i leader del centrosinistra che dispongono di potere e carisma ma non ancora di un banalissimo seggio.

L'avvocato Giuseppe Conte sogna di apporre il titolo di «onorevole» sul suo già prestigioso biglietto da visita da ex presidente del Consiglio. Il segretario Pd Enrico Letta, re senza corona dopo un analogo passato da premier, è pronto a ritornare nella stessa Camera che lasciò nel 2015 per andare a insegnare dottrine politiche a Parigi, offeso dal blitz di Matteo Renzi che lo sfrattò da Palazzo Chigi. L'apripista di successo del trucchetto è stato l'ex ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, cui mancava un bel passaggio a Montecitorio per accrescere il proprio status di emergente. Lacuna colmata lo scorso giugno con la candidatura vincente alle suppletive del collegio Lazio 1, abbandonato da un altro ex premier (Paolo Gentiloni) per diventare commissario Ue.

Dall'inizio della legislatura, 23 marzo 2018, sono state ben otto le elezioni integrative svolte nei collegi rimasti scoperti per l'uscita di scena dei rispettivi vincitori, passati ad altri incarichi o purtroppo deceduti. Ma prima del blitz di Gualtieri, oggi aspirante sindaco di Roma, i subentri in Parlamento avevano riguardato personaggi radicati sul territorio, dal Trentino Alto Adige alla Sardegna passando per Veneto, Umbria e Campania. Ma quando il gioco si fa duro, anche i politici locali devono farsi da parte se il leader nazionale decide di scendere in campo. La tacita spartizione per i due posti in palio in autunno vede, appunto, il lancio di Letta in Toscana (al posto di Pier Carlo Padoan, diventato presidente di Unicredit), e di Conte nel Lazio (scranno ceduto da Emanuela Del Re, nominata commissario per il Sahel).

La morale della favola è facile da raccontare: quando occorre una poltrona eccellente, in un modo o nell'altro questa si libera.

Senza andare alla preistoria con il seggio che la sinistra regalò all'ex pm Di Pietro al Mugello (altra elezione suppletiva), si può ricordare nel 2011 l'ingegnosa nomina a senatore a vita di Mario Monti, poco prima di subentrare a Silvio Berlusconi alla guida del governo del Paese. Quando arriva un tecnico o un esterno, la regola afferma che prima o poi costui siederà in aula a fianco degli stessi politici contro i quali ha costruito la propria fortuna a Palazzo.

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