Un altro giudice chiacchierone? Un altro emulo di Antonio Esposito? Alla faccia della riservatezza e degli ammonimenti del Csm nei confronti delle toghe che parlano coi giornali. Neanche il tempo di emettere la sentenza di condanna nei confronti di Amanda Knox e Raffaele Sollecito che il giudice della Corte d'Assise d'appello di Firenze, Alessandro Nencini, rilascia due interviste in cui spiega le motivazioni della sentenza. "Mi sento liberato perché il momento della decisione è il più difficile. Ho anche io dei figli e infliggere condanne da 25 e 28 anni a due ragazzi è una cosa emotivamente molto forte", ha spiegato al Corriere della Sera.
"Fino alle 8.15 Amanda doveva andare a lavorare da Lumumba, Raffaele alla stazione per un'amica. Poi la situazione è cambiata", ha rivelato al Messaggero. Poi, sempre sul Corsera, va ancor di più nel dettaglio: "È stata una cosa tra ragazzi, ci sono state coincidenze e su questo abbiamo sviluppato un ragionamento. Sono consapevole che sarà la parte più discutibile, gli atti di questo processo occupano mezza stanza, ci sono 30 perizie. I giudici popolari, che non sono addetti ai lavori, dovevano prendere cognizione del fascicolo per arrivare a una decisione condivisa, come deve essere quella di una Corte d’Assise. Bisogna esaminare i documenti, ragionarci sopra. Lo abbiamo fatto prendendoci tutto il tempo necessario tenendo conto che anche la vittima era una ragazza". E sulla decisione: "Ho parlato di decisione condivisa. Posso dire che in tutti questi mesi e in particolare al momento dell’ultima riunione abbiamo avvertito la gravità di una sentenza che coinvolge ragazzi persone giovani e intere famiglie. Questa è una vicenda che ha stravolto molte vite".
Le dichiarazioni del giudice hanno scatenato l'ira del legale di Raffaele Sollecito. "Mi chiedo che legittimità possa avere una Corte d’Assise che ha emesso una sentenza così grave e dirompente quando il proprio presidente ha rivelato, non con la motivazione ma in un’intervista, passi e circostanze. Chiedo quindi l’intervento del Csm e del procuratore generale della Cassazione perché valutino attentamente le dichiarazioni, al fine di considerare non solo un’azione disciplinare ma anche la legittimità della decisione", ha dichiarato l'avvocato Luca Maori. In serata è arrivata persino la reprimenda dell'Anm.
"Non entro nel merito dell’intervista, ma il fatto che il presidente del collegio giudicante rilasci delle dichiarazioni prima del deposito delle motivazioni e il giorno dopo una sentenza che è all’attenzione pubblica, è di per sé inopportuno", ha commentato il presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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