I docenti di un istituto comprensivo di Genova hanno chiesto alle classi di seconda media di rispondere a un questionario realizzato dalla Regione Liguria per le scuole di tutto il territorio. Le domande, elaborate nell'ambito di un progetto di orientamento, sono state preparate allo scopo di formare e istruire i ragazzi su ciò che potrà essere il loro futuro lavoro. A qualcuno, però, sono sembrate eccessive e fuori luogo.
La società che si è impegnata a elaborare il progetto lavora sistematicamente con sette Regioni italiane, più Province e Comuni, per un totale di 50 mila studenti con cui ha a che fare ogni anno. Il questionario, formato da 50 quesiti, si trova all'interno della piattaforma Sorprendo ed è rivolto alle età pre-adolescienziali.
I genitori dei ragazzi si sono ribellati dopo aver letto alcune domande, considerate troppo impegnative o offensive, come per esempio:"Ti piace lavorare in luoghi poco puliti? ,“maneggiare denaro?“, “eseguire ordini e istruzioni?“,"affrontare situazioni dolorose?". Le risposte possono variare da "non mi piace assolutamente" a "mi piace molto".
La società che ha elaborato i quesiti ha risposto alle accuse spiegando che i toni con cui sono state scritte le domande servono a preparare gli alunni alle avversità che troveranno nel loro futuro e a poter comprendere meglio il mondo lavorativo. Attraverso la sua compilazione, infatti, la società è convinta si possa creare un profilo ideoneo a stabilire in cosa sia portato il ragazzino e quale potrebbe essere il suo mestiere ideale, dalla babysitter al contadino, dal poliziotto al commerciante.
Giulio Iannis, responsabile del Centro studi Pluriversum, come riporta Repubblica, ha dichiarato:"Il nostro è un classico questionario di 'Carrier learnig' e ha un fondamento pedagogico. Non è un test diagnostico, né psicologico. Piuttosto offriamo stimoli per far crescere la loro consapevolezza. Molti studenti prendono decisioni importanti senza sapere nulla di quel mondo".
Ad abbracciare la stessa idea anche l'assessore all'Istruzione della regione Liguria, Ilaria Cavo: "Alcuni giovani hanno bisogno di percorsi professionali, nei percorsi classici della scuola si perderebbero. Il questionario, insieme a tutto il pacchetto orientamento, ci viene richiesto su base volontaria da docenti e dirigenti scolastici: in sei anni è stato compilato da duemila alunni. Infine, la formazione professionale in Liguria non ha conosciuto un boom di iscrizioni mentre crescono le matricole universitarie, a dimostrazione che non spingiamo nessuno a lavorare".
Discutibile però l'effetto psicologico che domande come "ti piace lavorare in piedi?", “da solo per un lungo periodo di tempo?”,
possa avere su ragazzi che non sanno nulla del mondo lavorativo e dovrebbero ricevere una spinta (o almeno uno stimolo) dalle istituzioni, a partire dal sistema scolastico, per quello che potrà essere il loro avvenire.
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