"Riparo al chiuso per due giorni": i consigli del piano anti-nucleare

Il governo italiano ha aggiornato il Piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche in caso di attacco nucleare. Ecco le linee guida principali

"Riparo al chiuso per due giorni": i consigli del piano anti-nucleare

Seppur remoto, il rischio di una minaccia nucleare in Italia ha portato il governo ad accelerare sulla revisione del "Piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche" approvato il 1° marzo 2010 e che viene aggiornato regolarmente ogni tre anni. Il Piano, datato 27 gennaio 2022 e quindi precedentemente alla crisi Ucraina, individua e suggerisce quali siano le misure necessarie a fronteggiare le conseguenze di incidenti in impianti nucleari "oltre frontiera", cioé causati da impianti ubicati in Europa e in paesi extraeuropei.

Cosa fare in caso di attacco nucleare

Come anticipato da QuotidianoSanità, è stata pubblicata la bozza aggiornata di 82 pagine suddiviso nelle varie fasi, procedure ma soprattutto consigli tecnici per la popolazione da attuare in caso di radiazioni. Immaginando lo scenario che possiamo definire il meno peggio, le misure nella prima fase operativa di allarme per tutelare la salute pubblica riguardano l'indicazione di ripararsi in luoghi completamente al chiuso, rimanere cioé all'interno delle abitazion "con porte e finestre chiuse e i sistemi di ventilazione o condizionamento spenti" per un periodo massimo di due giorni. L'obiettivo primario, infatti, è quello di evitare di respirare i resti della nube radioattiva e del materiale che si deposita al suolo. In un luogo al chiuso, l'esposizione viene abbattuta di almeno un terzo del suo potenziale.

I consigli sul cibo

Durante il periodo di riparo al chiuso, la popolazione è invitata a informarsi costantemente sull'evoluzione dell'emergenza radiologica così da adottare comportamenti consigliati dagli esperti in base al tipo di situazione che si sarà verificata. Un altro elemento importante nelle aree interessate dal disastro sarà il "blocco cautelativo del consumo di alimenti e mangimi prodotti localmente (verdure fresche, frutta, carne, latte)" e il "blocco della circolazione stradale". Andranno poi prese misure per preservare il patrimonio agricolo e zootecnico. È chiaro che, la stessa cosa, vale per eventuali bevande contaminate: divieto assoluto di berle.

Interventi di iodioprofilassi

Come abbiamo scritto sul Giornale.it, in alcune zone d'Italia c'è in atto un'irrazionale e dannosa corsa all'acquisto di pasticche di iodio, il cui fai-da-te è assolutamente sconsigliato e rischioso se non esiste alcun tipo di pericolo, come in questo momento. Viceversa, in caso di attacco nucleare, sulla bozza del governo si legge che si dovrebbe assumere iodio stabile tra "meno di 24 ore prima e fino a due ore dopo l'inizio previsto dell'esposizione" ma può essere preso con buoni risultati anche otto ore dopo l'esposizione. Al contrario, assumere iodio stabile dopo le 24 ore successive all'esposizione può causare più danni che benefici "prolungando l'emivita biologica dello iodio radioattivo che si è già accumulato nella tiroide". In caso di emergenza, il ministero della Salute potrà disporre sull’attivazione delle procedure per la distribuzione dello iodio stabile nelle aree interessate.

Cosa succede nella seconda fase

La seconda fase operativa dell'allarme prevede almeno tre macro aree all'interno delle quali ci saranno controlli serrati su tutta la filiera dell'alimentare con

eventuali restrizioni al commercio e alla vendita di prodotti agroalimentari, limitazioni sull'uso e consumo di prodotti destinati alla popolazione e agli animali e limitazioni all'import-export di beni e derrate alimentari.

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