Roma, Parco del Pineto è un'oasi solo per i rom

Dentro l’area naturale protetta degrado, incuria e sporcizia. E da oasi per i romani è diventata una maxi-favela

Roma, Parco del Pineto è un'oasi solo per i rom

Degrado, incuria e sporcizia. Non proprio quel che ci si aspetterebbe di trovare dentro un’area naturale protetta. O almeno così dovrebbe essere ma, si sa, a Roma succede di tutto. Eppure la presenza di decine di baracche dentro il Parco del Pineto, nella zona Nord-Ovest della Capitale, ad appena 3 km dal Cupolone, non se la immaginerebbe nessuno.

Il Parco del Pineto, un'oasi sì ma per i rom...

Sul sito di Roma Natura, l’ente preposto alla cura di questo polmone verde di 243 ettari, che comprende anche la Pineta Sacchetti, il “Parco Regionale Urbano del Pineto” viene descritto come una“oasi tra le più belle del territorio romano” dove poter “ritrovare le tracce di circa due milioni di anni di avvenimenti geologici, dal mare tropicale profondo alle eruzioni del vulcano Sabatino, attraverso le sabbie e le ghiaie, fino ad oggi”.

Proprio in questa oasi i rom hanno edificato un accampamento abusivo, un vero e proprio quartiere clandestino fatto di baracche a schiera che si mimetizzano nella vegetazione. È mezzogiorno e tra i caseggiati improvvisati non c’è quasi nessuno. Guardando meglio, però, scorgiamo un gruppo di persone che stanno armeggiando fuori da una catapecchia di circa 10 mq. “Qui ci viviamo in sei, siamo tutti parenti e facciamo avanti e indietro con la Romania”, ci raccontano. Vanno e vengono, passano due mesi in Italia e due settimane a casa, ma nel Parco del Pineto tornano sempre. Qui hanno un approdo sicuro. Sono pendolari del rovistaggio, dicono di vivere alla giornata e di quello che ricavano vendendo gli oggetti trovati nei cassonetti. Così facendo mettono insieme “pochi soldi” che sono sempre meglio di niente e, a loro dire, “servono a sfamare i figli che sono rimasti in Romania”.

Il sit-in di protesta dei residenti

Il ricambio è continuo. “Adesso si sono aggiunte altre persone della Bulgaria, sono arrivate a bordo di tre camion ed hanno scaricato i materiali per costruire nuove baracche”, spiega esasperato un signore che vive nei pressi di via Stampini, dove si trova uno degli ingressi della villa. Man mano che ci addentriamo troviamo di tutto: dalle carrozzine per bambini ai tavolini da giardino. “State attenti. Noi nel parco non ci possiamo più entrare perché loro lo hanno ridotto a una discarica, con tanto di latrine a cielo aperto”, ci dice una donna che, insieme ad altri residenti, ha partecipato al sit-in di protesta organizzato da Daniele Giannini, ex presidente del XIII Municipio e attuale consigliere circoscrizionale di opposizione.

“Siamo venuti qui a denunciare e a protestare contro lo stato di degrado e di abbandono del parco di cui si sono impadroniti questi occupanti abusivi. Chiediamo l’immediato sgombero e una pulizia costante perché questi insediamenti sono favoriti dalle sterpaglie e dai canneti che consentono a queste persone di rendere invisibili le loro baracche”, spiega Giannini, allarmato per il senso di insicurezza che si avverte nel quartiere. “Siamo preoccupati non solo per i continui furti ma anche per il fenomeno della prostituzione maschile che si pratica qui dentro durante la notte. Ricordo che in questa zona soltanto due anni fa si è consumato l’omicidio del parrucchiere dei vip”, aggiunge Giannini. Si trattava di Mario Pegoretti, ucciso nei pressi del parco da due gigolò rumeni.

Parco del Pineto, tra furti, incendi e sporcizia

Recentemente, invece, si sono verificati soprattutto furti d’auto e alcuni appartamenti sono stati letteralmente svuotati da ragazzini, probabilmente di etnia rom, che riescono a intrufolarsi nei palazzi arrampicandosi sulle grondaie.“Io sono un fabbro e ho la mia attività vicino al parco. Ho subìto più volte dei furti di materiali, anche decespugliatori, e per questo motivo ho trascorso un intero mese a dormire dentro il mio laboratorio per evitare di essere derubato”, ci dice un uomo che vediamo intento a guardare dentro le baracche nella vana speranza di ritrovare qualcosa. “Niente da fare, devono aver già rivenduto tutto nei mercatini improvvisati di piazzale degli Eroi”, commenta con amarezza.

A preoccupare i residenti è anche il fenomeno degli incendi, dovuto alla scarsissima cura del parco dove i rom riversano tutto ciò che trovano nei cassonetti di via di Valle Aurelia e di Baldo degli Ubaldi. “Qui è pieno di rifiuti e sterpaglie che, ogni tanto prendono fuoco. Ci sono già stati due incendi. Uno questa estate e un altro, più importante, due anni fa quando sono stati bruciati 50 ettari di parco e una parte di una palazzina di via Salvatore D’Amelio è stata evacuata”, ci spiega una signora.

La soluzione a questa incredibile situazione di degrado e illegalità è sempre la stessa: lo sgombero.

Peccato che, a Roma, come ci rivela un poliziotto, chiamare l’Ama, la municipalizzata che si occupa dello smaltimento dei rifiuti, per distruggere due baracche può costare fino a 13mila euro. Figuriamoci quanto possa può costare buttare giù un intero villaggio…

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