L'imprenditore veneto soggiorna per alcuni mesi in Austria, dove è trattenuto da motivi di lavoro. Al rientro, tra le spese che inserisce in dichiarazione dei redditi per le detrazioni fiscali, ci sono quelle sostenute in un bordello del Paese alpino. L'Agenzia delle Entrate, però, non la prende bene e segnala l'uomo in procura per dichiarazione fraudolenta.
La vicenda, raccontata da Il Giornale di Vicenza, ha per protagonista Alberto R., 46 anni, di origini meridionali ma da anni residente nel Vicentino. I fatti contestati risalgono al 2011, quando l'uomo avrebbe effettuato diversi lavori in Austria, inserendo tra le spese sostenute tutta una serie di pagamenti regolarmente fatti all'estero. Socio accomandatario di una società, l'uomo avrebbe indicato oltre 56mila euro di spese giudicate non congrue dal fisco. Di queste, ben 30mila euro sarebbero riconducibili a "prestazioni di servizio" consumate presso una casa di appuntamenti piuttosto famosa, che ospita diverse escort e prostitute.
L'imprenditore si è giustificato sostenendo che quelle ricevute fossero state inserite per errore nella dichiarazione aziendale dei redditi.
In Austria la prostituzione è legale, come anche, naturalmente, i bordelli: le prostitute pagano le tasse e sono inserite in un programma di assistenza sociale. Con Germania, Paesi Bassi e Grecia, l'Austria è uno dei pochissimi Paesi dell'Unione Europea dove i bordelli siano ammessi per legge.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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