Se una partita ci rivela le radici ebraiche d'Europa

Se una partita ci rivela le radici ebraiche d'Europa

Le due squadre che hanno sorpreso il mondo, Ajax e Tottenham, hanno ciascuna una grande Stella di David sulle bandiere che portano allo stadio. Chi scrive non ha alcuna esperienza calcistica, solo un inveterato amore per la Fiorentina e la consapevolezza che negli stadi ci si deve aspettare di sentire urlare «ebreo» come il peggiore insulto, come quando la Lazio mise Anna Frank nella maglia di un romanista. Qui la storia, però, è rovesciata: è fantastico e stupefacente vedere come i fan della squadra di Amsterdam cantino Hava Nagila come canzone di guerra, mentre sarebbe un ballo israeliano, una hora allegra e inoffensiva che diventa nelle voce e nelle facce da falchi tifosi in caccia, una minaccia per gli avversari. I tifosi dell'Ajax vengono chiamati «l'esercito Yid», rovesciando l'uso del termine yiddish usato spesso in senso spregiativo e per offendere i calciatori, e quelli del Tottenham sono invece i «superjews». Adesso che si devono fronteggiare, sarà interessante vedere se finalmente l'incredibile massa di canzoni antisemite e violente che gli si sono rovesciate addosso in questi anni, soprattutto all'Ajax, si ridurranno almeno di un poco in nome del fatto che alla fine sono «ebrei» contro «ebrei», anche se per finta. Ma non ci crediamo: allo stadio piace urlare «ebreo» come insulto, mostrarsi idiota e ignorante.

Le origini della storia «ebraica» delle due squadre risalgono all'Europa anteguerra, Amsterdam era «la Gerusalemme dell'Occidente», gli ebrei 120mila, tutti fan dell'Ajax. Sia l'Ajax che il Tottenham contavano campioni ebrei, capitani ebrei, finanziatori ebrei. Durante le deportazioni in Olanda, che batterono per ferocia tutti i primati, eliminando il 75 per cento degli ebrei, l'Ajax venne distrutto, parte dei suoi giocatori deportata. Dopo la guerra, col ritorno alla normalità, l'identità ebraica affermata con rabbia è stata come un urlo di vittoria, che ha ricevuto un misto di adorazione e odio, e così è stato anche per il Tottenham, un esercito a cui urli «sporco ebreo», ti risponde con una tifoseria furiosa che rivendica di essere non «ebreo», ma «super ebreo». A Londra lo Stadio di White Heart Lane nel Nord di Londra è nel cuore del quartier ebraico. L'Ajax nel 2004 si stufò dello scontro, il presidente disse che voleva rinunciare alla continua provocazione. Il fatto è che per quanto nel mondo calcistico l'antisemitismo sia continuo e scottante, oggi non è confinato negli stadi: la società inglese e quella olandese hanno vissuto in questi anni una continua odiosa crescita di questo fenomeno, in parte dovuta all'islamizzazione. Quindi esso non è confinato ai campi di calcio, anche se gli somiglia sempre di più. Per esempio il mostruoso slogan «Hama Hamas ebrei al gas», usato in manifestazioni politiche contro Israele, è nato sulle gradinate degli stadi dove si giocavano le partite dell'Ajax. In Olanda il 75 per cento degli ebrei ha subito un qualche gesto di antisemitismo, verbale o fisico, la definizione dell'Ihcr di antisemitismo è stata bocciata in Parlamento a causa di un partitino islamico e di uno di sinistra, il monumento alla rivolta olandese contro i nazisti del 25 febbraio 1941 è stato imbrattato. In Inghilterra, mentre Corbyn avvelena il Paese del suo antisemitismo politico antisraeliano, gli ebrei hanno subìto, in un anno, 1.657 attacchi antisemiti e molti meditano di andarsene.

La battaglia di sopravvivenza degli ebrei è molto oltre lo scherzo da stadio: in Europa il 90 per cento si sente circondato. Ajax e Tottenham, gli ebrei per gioco più sotto i riflettori al momento, se vogliono possono dare una mano vera a combattere una battaglia molto seria facendo onore al loro gioco di «yid» per scherzo.

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