La buona fede non è in discussione. Questa non è una storia malfidata. È il racconto di come il caso e un errore, una doppia dimenticanza, finiscano per favorire il governo a pochi giorni dal referendum sull'abolizione dei parlamentari. È, se si vuole, la fortuna di Conte e lo sventurato autogol dell'Ansa, uno di quelli un po' goffi, non belli e improvvisi alla Comunardo Niccolai.
È sabato sera, l'ora di cena, e la più famosa agenzia di stampa italiana diffonde un sondaggio Ipsos. È stato commissionato dalla presidenza del Consiglio su un campione casuale di elettori italiani. La notizia in qualche modo c'è, perché rileva una probabile vittoria del «Sì». Non ci sarebbe una rimonta del «No». La scelta dei partiti di maggioranza è quella che interpreta la volontà dei cittadini. Il Pd non deve preoccuparsi e non è il caso di tirare in ballo insidiosi rimpasti di governo. È vero che la Lega resta il primo partito, ma poi ci sono loro.
A Palazzo Chigi la parola d'ordine è di andare avanti tranquillamente, c'è solo un po' di nebbia che annuncia il sole. Casalino mostra i muscoli del capitano e sarebbe proprio bello, fa sapere a tutti, che il premier risultasse il politico più amato dagli italiani. Ma peccato. Non si può. Non è una sensazione, è proprio quello che dicono i sondaggi. Ci vorrebbe un colpo di fortuna.
Non è che non si possono mettere in giro queste informazioni perché puzzerebbero troppo di veline. Lo fanno tutti. Che male c'è? È il principio della comunicazione spam. Se ti metti a fare il timido passi solo per snob. Aggressivi. Spudorati. Furbi e senza pudori inutili di etichetta. Il guaio è che non si può perché lo vieta la legge. Niente sondaggi a ridosso delle elezioni. Si possono fare, ma vanno oscurati. Non può essere certo Palazzo Chigi a violare la legge. Conte e Casalino se ne fanno una ragione. Questo bel sondaggio ce lo teniamo per noi.
Maledetta buonasorte che non si fa gli affari suoi. Qualcuno, da qualche parte, si ritrova tra le mani questo sondaggio. Ne afferra subito il valore. Solo che non sa, o se ne è dimenticato, che i sondaggi sono fuorilegge. Bisogna infatti ammetterlo. Questa norma che tratta gli elettori come pecore puzza pure un po' di ipocrisia. Fatto sta che l'uomo qualunque, per ignoranza o scarsa memoria, pensa bene di inviare i risultati all'Ansa, con tanto di percentuali.
È qui che il caso si mostra maestro dell'imponderabile e sfodera un colpo da biliardo che sfida le leggi della probabilità. Il sondaggio arriva a un redattore, che lo passa al suo capo, che dà il via libera e tutto questo senza che nessuno si preoccupi della legge. È sabato sera e siamo tutti stanchi. Come più tardi dirà Luigi Contu, direttore dell'agenzia, queste sono cose che capitano. Ed è vero. A tutti capita di fare un passo falso. «È stato un errore e ce ne scusiamo. Appena ce ne siamo resi conto abbiamo annullato e cancellato la notizia. Come si deve fare quando purtroppo si sbaglia».
Qualcuno chiaramente se ne accorge. Lorenzo Pregliasco, fondatore di YouTrend, è sbigottito. «L'Ansa ha diffuso i dati di un sondaggio commissionato dalla presidenza del Consiglio, poi, poco fa, dopo circa 2 ore, ha inviato una nota di annullamento. Non ricordo fosse mai accaduta una cosa simile in pieno blackout pre-elettorale».
È appunto il giallo del sondaggio fantasma. Apparso e scomparso in un sabato di settembre, un sabato italiano, come una lucciola. Non passerà alla storia. È solo l'avventura di un foglio di carta che per sbaglio si è ritrovato velina.
C'è chi, come Guido Crosetto, ha risposto con un «Mah...». C'è chi, non pochi, si è messo a sospettare la solita manina. C'è sempre, in Italia, una manina che spunta a sorpresa. Non bisogna farci caso.È tutta gente che non crede alla fortuna.
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