Approvata la legge di bilancio, il Consiglio dei ministri si chiude con un applauso dei presenti. Il segno, spiegherà più tardi Mario Draghi, della «condivisione del lavoro fatto». E forse anche di un punto di equilibrio che il premier è alla fine faticosamente riuscito a trovare, tenendo insieme richieste e spinte arrivate dai diversi partiti che sostengono la maggioranza. M5s e Lega su tutti, visto che la legge di bilancio cancella quota 100 e riscrive sostanzialmente il reddito di cittadinanza, due dei cavalli di battaglia del fu governo gialloverde.
Nonostante l'applauso, però, il confronto tra i ministri è più complicato del previsto, tanto che il Cdm dura all'incirca quattro ore. E uno dei passaggi più delicati è proprio sul reddito, con un braccio di ferro tra centrodestra e M5s su quando far scattare la decadenza dal beneficio. I ministri di Lega e Forza Italia sono per uno stop all'assegno dopo il primo rifiuto di un'offerta di lavoro, quelli grillini si oppongono. Secondo il capodelegazione Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole, il rischio è che «per evitare gli abusi si renda di fatto impossibile l'accesso al reddito anche per chi ne ha davvero bisogno». Un ragionamento che non convince affatto l'azzurro Renato Brunetta, pronto a ribattere in Consiglio dei ministri al suo collega. Alla fine il testo rimane invariato e la sospensione del beneficio arriverà solo dopo il secondo «no» (non più dal terzo), mentre il decalage partirà dopo il primo rifiuto. Un punto di caduta che soddisfa il M5s, compreso un Giuseppe Conte che ieri sul punto ha avuto una telefonata direttamente con il premier. Anche per far valere la sua vacillante leadership all'interno del Movimento, lasciando perfino filtrare una certa perplessità sull'atteggiamento dei ministri grillini considerati «troppo accondiscendenti» verso Draghi. D'altra parte, a Palazzo Chigi non è passato inosservato l'affondo dell'ex sottosegretario alla presidenza di Conte, Riccardo Fraccaro, che a Consiglio dei ministri in corso boccia la legge di bilancio. «Se confermata la bozza che sta circolando - scrive su Twitter - il governo uccide di fatto la ripresa economica».
Ci vogliono quattro ore, dunque, per trovare un punto di equilibrio su tutti i fronti. Con il via libera alla manovra che arriva quando sono ormai le sette di sera. Una legge di bilancio, spiega Draghi, «espansiva» e «in sintonia con il Def, la Nadef e il Pnrr». E ancora: «Si agisce sulla domanda, ma anche molto sull'offerta», dando «priorità agli interventi che stimolano la crescita». «È un momento - aggiunge - molto favorevole per l'Italia e dobbiamo essere capaci di mantenere questa crescita anche negli anni a venire». Insomma, «il Paese crescerà oltre il 6%».
Il premier torna poi sul reddito di cittadinanza. L'ex numero uno della Bce, non ha mai nascosto di «condividere il principio» alla base della misura. Ma, spiega, «bisogna che abbia un'applicazione che sia esente da abusi» e che «non sia di intralcio al buon funzionamento del mercato del lavoro». Per questo, ci saranno «controlli molto più precisi e dettagliati». Sulle pensioni, invece, Draghi ribadisce di non aver «mai condiviso l'esperienza di quota 100». L'obiettivo, dunque, è «tornare velocemente al contributivo». «Questa riforma ci costringe a farlo in un anno», aggiunge, e poi dovremo arrivare a un sistema sostenibile». Nonostante le frizioni con i sindacati, il premier auspica che si possa trovare un punto di mediazione, soprattutto lavorando sull'età di uscita. «Il governo - spiega - è disponibile a un intenso confronto con le parti sociali nelle prossime settimane». Ragione per cui Draghi non vede all'orizzonte uno sciopero generale: «Non me lo aspetto, mi sembrerebbe strano».
Infine, il taglio delle tasse. La manovra mette infatti a disposizione 12 miliardi per la riduzione della pressione fiscale.
«E saranno circa 40 miliardi nel triennio 2022-2024», spiega il ministro dell'Economia, Daniele Franco. Una legge di bilancio, conclude Draghi, che «migliorerà e aumenterà la coesione sociale», perché «non c'è crescita senza coesione ed equità».
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