Ecco chi sono davvero i migranti sbarcati con cappello e barboncino

L'emergenza immigrazione di questi giorni si riflette sull'immagine degli 11 sbarcati da un gommone a Lampedusa con tanto di barboncino e zaini al seguito: dalla Tunsia a scappare è adesso soprattutto il ceto medio

Ecco chi sono davvero i migranti sbarcati con cappello e barboncino

Barboncino al guinzaglio, zaini in spalle ed abbigliamento sportivo: le immagini degli 11 tunisini approdati a Lampedusa camuffati da vacanzieri della domenica hanno fatto il giro del mondo. Da un lato hanno suscitato ironie ed ilarità, dall'altro una foto del genere è apparsa come un preciso indicatore di quella che è oggi la situazione sul fronte migratorio.

Gli sbarchi hanno preso un ritmo molto importante, i numeri a luglio parlano dello sforamento della soglia psicologica di 5.000 migranti arrivati in un solo mese e dal Viminale hanno fatto presente che si rischia una situazione “molto simile a quella dell'Albania del 1991”. Buona parte degli ultimi migranti sbarcati arrivano dalla Tunisia. Un fenomeno che nelle ultime settimane si è accentuato, ma che per tutto questo 2020 è apparso come una costante: degli oltre 12.000 approdati illegalmente in Italia dal primo gennaio, circa un terzo sono tunisini.

Il fatto che ad arrivare siano persone ben vestite con tanto di cagnolino al seguito, è emblematico di come a partire dall'altra parte del Mediterraneo sono adesso anche persone del ceto medio. A raccontarlo è uno di quegli 11 migranti arrivati a Lampedusa sul gommone “turistico”. Sul IlMessaggero si legge la testimonianza della persona in questione, la quale peraltro parlava correttamente italiano. Si tratta, in particolare, di un soggetto che per anni ha lavorato nel settore della ristorazione nel nostro Paese, ma scaduto il contratto di lavoro ha dovuto fare marcia indietro.

A chi lo soccorreva, il migrante ha detto che dalla Tunisia in migliaia sono pronti a partire. E si tratta, sempre a detta della persona che ha parlato con i primi soccorritori a Lampedusa, di gente appartenente al ceto medio. Una situazione resa possibile dal fatto che l'emergenza coronavirus, superata dal Paese nordafricano da un punto di vista sanitario, ha lasciato strascichi importanti e molto gravi sotto il profilo economico.

Molte attività hanno già chiuso i battenti, il settore turistico è in ginocchio, il commercio quasi fermo. La Tunisia già da anni è per la verità una polveriera, con un'economia in perenne affanno e con una disoccupazione giovanile che in alcune province sfora il 35%. Le misure di contenimento del virus hanno dato un autentico colpo di grazia. A questo occorre aggiungere una situazione politica tutt'altro che stabile: da qualche settimana a Tunisi non c'è più nemmeno un governo, il premier Fakhfack ha rassegnato le dimissioni ed il parlamento sempre sembra più frazionato tra partiti che portano avanti istanze laiche ed Ennadha, la formazione di riferimento dei Fratelli Musulmani. Un muro contro muro che renderà difficile la nascita a breve di un nuovo esecutivo.

E così in tanti stanno decidendo di partire ed andare via, anche camuffandosi come turisti. Del resto, non si tratta di gente che non ha nulla o che fugge dalla miseria: sono persone appartenenti al ceto medio che spendono gli ultimi risparmi per pagare trafficanti oppure affittare imbarcazioni in modo autonomo. Si spiegherebbe così ad esempio il recente fenomeno riscontrato degli “sbarchi di lusso”, approdi cioè avvenuti con imbarcazioni costose e moderne, come accaduto il 2 luglio scorso ad Agrigento.

E nel frattempo crescono anche i canali social in cui si incentiva l'immigrazione: molti influencer nordafricani, come raccontato su InsideOver, forniscono consigli e veri propri

tutorial per i giovani che vogliono partire. E l'immigrazione, più che una necessità, in Tunisia specialmente sta diventando una modo. L'Italia quindi, stando così le cose, deve prepararsi ad altre imponenti ondate di sbarchi.

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