Quando si parla di immigrazione, automaticamente spesso si pensa alle immagini di vecchi barconi in difficoltà lungo il Mediterraneo, così come a gommoni trascinati a fatica verso la costa con a bordo decine di persone. Nella stragrande maggioranza dei casi in cui si parla di partenze dal nord Africa del resto, si ha a che fare con mezzi di fortuna oppure poco adeguati all’attraversamento del Mediterraneo. Non sempre tuttavia è così: a volte, soprattutto nel trapanese e nell’agrigentino, è possibile riscontrare degli sbarchi attuati con modalità del tutto differenti, a volte anche con motoscafi di una certa cilindrata.
Quei viaggi solo per “pochi”
È un fenomeno in crescendo quello degli arrivi nel sud Italia attraverso mezzi di “lusso” e riservato solamente ai migranti “benestanti”. Non barchini o barconi, non gommoni ma potenti mezzi che consentono di affrontare lunghe traversate in condizioni di sicurezza. Si tratta di motoscafi , in ottimo stato, con posti riservati a non più di una decina di persone che possono usufruire non solo di un viaggio sicuro ma anche molto più veloce rispetto a quello garantito dalle altre imbarcazioni. Ma non solo, mezzi di questo genere consentono di attraversare il mar Mediterraneo in sordina eludendo spesso i controlli da parte delle autorità. Chi vi viaggia? Come detto prima si tratta di persone che hanno a disposizione del denaro e quindi possono permettersi traversate di questa portata. A dare conferma delle loro disponibilità economiche è anche il loro abbigliamento. Le persone che scendono dai motoscafi sono spesso curate e i loro indumenti sono contraddistinti da note griffe. Gli zaini al seguito contengono cambi la cui qualità non è da meno.
La “costosa” rotta tunisina
I viaggi di questo genere hanno sempre inizio dal nord della Tunisia e, precisamente, da Biserta. Qui, da un punto di vista logistico la rotta più vicina è quella che consente di arrivare direttamente nelle coste del trapanese e dell’agrigentino. Chi vi approda ha a propria disposizione una possibilità non indifferente, ovvero riuscire ad eludere i controlli subito dopo lo sbarco per raggiungere la strada e da lì i mezzi pubblici. La tipologia del “servizio” offerto dalle organizzazioni criminali spiega così il perché di costi eccessivi, alcune migliaia di euro, e il perché sono solo in pochi a potersi permettere viaggi di questo genere. Tutto al contrario quello che accade a sud della Tunisia: a Sfax. Qui, la rotta seguita è quella che, per motivi logistici, consente di arrivare con maggiore velocità a Lampedusa. Chi arriva nell’isola maggiore delle Pelagie non passa però inosservato. Qui si mette in moto sin da subito la macchina dei controlli e delle verifiche da parte delle Forze dell’ordine ai migranti. Finite le procedure di identificazione, i nuovi arrivati vengono trasferiti nei centri di accoglienza a disposizione.
Un fenomeno non nuovo
Lo sbarco avvenuto ad Agrigento mercoledì ha portato alla ribalta gli “sbarchi di lusso”, accendendo nuovamente i riflettori su questa tipologia di approdi lungo le nostre coste. Tuttavia, quello dell’arrivo di imbarcazioni costose con a bordo migranti ben vestiti non è un qualcosa riscontrabile soltanto in questo primo scorcio d’estate. Si badi bene: approdi del genere sono considerati atipici, perché rari e perché la stragrande maggioranza dei migranti viene fatta viaggiare dai trafficanti di esseri umani a bordo di gommoni e barconi malandati. Però di sbarchi avvenuti con mezzi più importanti e costosi se ne possono annotare diversi nel corso degli ultimi anni.
Ne sanno qualcosa nel trapanese: è qui che generalmente è possibile verificare l’arrivo di migranti tramite motoscafi molto veloci oppure anche veri e propri yatch. A portare a galla il fenomeno sono state diverse operazioni delle forze dell’ordine compiute soprattutto dal 2017 in poi. In provincia di Trapani, così come nella parte occidentale di quella di Agrigento, sono state scoperte diverse organizzazioni criminali dedite a portare dalla Tunisia alla Sicilia diversi migranti tramite imbarcazioni di lusso.
Una svolta nello studio di questo particolare tipo di fenomeno, si è avuta nel gennaio del 2019: in questo mese infatti, ben due operazioni hanno portato a galla una realtà criminale nel trapanese dove la principale fonte di guadagno era proprio quella dell’organizzazione di viaggi di lusso lungo la rotta tunisina. La prima, in particolare, è scattata il 9 gennaio 2019 ed è stata denominata “Abiad”: 15 persone sono state arrestate, una di queste mostrava anche simpatie jihadiste. L’organizzazione aveva basi soprattutto in provincia di Trapani. Pochi giorni dopo e sempre nel trapanese gli inquirenti hanno fatto scattare il blitz “Barbanera”, dal soprannome del principale indiziato delle indagini, ossia il tunisino Moncer Fadhel. Anche in questo caso, è stato accertato che il gruppo criminale riusciva a far arrivare tra Marsala e Mazara del Vallo diversi gruppi di migranti tramite imbarcazioni diverse dai soliti barchini.
Chi c’è dietro gli sbarchi di lusso
A volte, come nel caso del sopra citato episodio di Agrigento, approdi del genere appaiono “spontanei”: con un motoscafo rubato in Tunisia, gruppi di dieci persone dopo 10 o 12 ore di navigazione possono giungere in Sicilia senza incappare in controlli particolari lungo la rotta. Quando ad arrivare sono gruppi di modeste dimensioni allora è possibile pensare a piccole organizzazioni locali non ben strutturate che agevolano le partenze. Ma, come del resto riscontrato nelle operazioni sopra citate, spesso non è così: la mano delle organizzazioni in grado di cementificare sodalizi criminali su entrambe le sponde del Mediterraneo è ben evidente negli sbarchi di lusso.
Chi può permettersi di organizzare viaggi del genere, ha dietro gruppi ben articolati ed in grado di gestire logisticamente e finanziariamente la tratta. Tanto è vero che i trafficanti di esseri umani che operano con imbarcazioni di lusso, gestiscono anche altri tipi di business illegali: dal contrabbando di sigarette a quello delle sostanze stupefacenti, che spesso viaggiano dentro le barche assieme ai migranti.
E c’è poi un altro aspetto, non meno significativo, costituito dall’ombra dell’estremismo islamico. L’operazione Abiad ha svelato le trame di un gruppo criminale retto da persone con simpatie per le ideologie jihadiste. Nei giorni scorsi contro il trafficante Barbanera è scattato un sequestro di beni da 1.5 milioni di Euro: nel provvedimento emesso dagli inquirenti, si fanno riferimenti anche ad intercettazioni in cui Barbanera ed altri complici parlano di attentati contro caserme ed altri obiettivi sensibili.
Dunque, dietro i viaggi di lusso si nascondono gli interessi di sodalizi ben collaudati e ramificati, in Tunisia come in Italia, operanti tra Trapani ed Agrigento ed in cui non è da escludere lo spettro del terrorismo.
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