Vaticano, sono passati tre anni dalla scomparsa del "cuoco del papa"

Il cuoco che avrebbe dovuto cucinare per Papa Francesco in Bangladesh è introvabile da tre anni. Ecco il mistero che tiene banco in Vaticano

Vaticano, sono passati tre anni dalla scomparsa del "cuoco del papa"

Un cuoco scomparso da tre anni, nonostante l'imminente coinvolgimento in un viaggio del pontefice argentino, che stava per recarsi nella capitale della sua nazione: la storia di Rozario Jibon Manik, almeni da un triennio a questa parte, è sintetizzabile così: con un vero e proprio enigma, che non ha ancora trovato una risoluzione certa. Lo chef del Bangladesh era stato selezionato tra tanti suoi colleghi per cucinare i pasti del Santo Padre. Un onore che non può essere riservato a tutti.

Jorge Mario Bergoglio, all'epoca dei fatti, era in procinto di visitare il Bangladesh. La macchina organizzativa era pronta, tanto che Rozario Jibon Manik era atteso in Santa Sede. Lo scopo del viaggio in Vaticano? Carpire ogni segreto delle preferenze culinarie papali. Si tratta di una prassi: uno chef, dinanzi ad occasioni simili, non può sfigurare. Bisogna insomma che sappia per filo e per segno cosa piace al vescovo di Roma. E il Papa, dal canto suo, non può che mangiare bene. Per quanto Jorge Mario Bergoglio abbia dimostrato di accontentarsi in più di una circostanza durante questi sette anni e mezzo di pontificato. Si pensi, per esempio, ai tanti pasti condivisi a tavola con i migranti o con gli abitanti delle "periferie economico-esistenziali". L'ex arcivescovo di Buenos Aires non è un consacrato pretenzioso. Ma Rozario Jibon Manik, in Santa Sede, non è mai stato visto. Perché si è ritirato prima di intraprendere quella traversata. Le cause che hanno fatto sì che il cuoco si defilasse prima di adempiere al suo compito non sono note, perché non si conoscono. E dal momento della sparizione in poi, come ripercorso pure da Libero, che è stato ripreso da Dagospia, si può solo ipotizzare cosa sia successo.

Ad essere ventilate sono per lo più due congetture, che non possono che rimanere tali: il cuoco del Bangladesh potrebbe aver optato per una svolta esistenziale. Una sorta di fuga dalle pressioni e dallo stress di una vita posta al servizio degli ecclesiastici. Oppure c'è la variabile dell'eccesso di umiltà: Rozario Jibon Manik potrebbe essersi sentito in difficoltà per via del ruolo che gli era stato assegnato. Non deve essere semplice essere il "cuoco del papa", anche se solo per qualche giorno.

Entrambe le possibilità sono state rese note anche da Repubblica, che ha ricostruito il caso. La vicenda, comunque sia andata, non è consueta. Anche perché il tempo trascorso dalla sparizione è già rilevante da tempo. Lo "chef pontificio" è introvabile.

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